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Il Sole 24 Ore

Made in Italy in forte crescita ... L’export accelera ma resta lo svantaggio competitivo... Bisognava aspettare il 2006 vedere girare in positivo e in modo significativo la congiuntura alimentare italiana, dopo anni di magre soddisfazioni. È un fatto che l’anno passato l’asticella della produzione industriale abbia toccato per la prima volta i 110 miliardi di euro, con un incremento sul 2005 assai vicino al 3 per cento.
Ancora meglio hanno fatto le esportazioni, aumentate di un abbondante 10 per cento a toccare i 16,8 miliardi e, per di più, con un avanzo commerciale lievitato del 25 per cento, a quota tre miliardi di euro. Una performance che certo deve molto alla bontà dei prodotti e all’immagine positiva che la tavola made in Italy dà di sé sui mercati di mezzo mondo. Eppure si potrebbe fare meglio.
Come interpretare infatti questo successo, quando poi emerge evidente che l’export di olio di oliva, vini, paste e formaggi incidono solo per il 14-15 per cento sul totale fatturato di settore, quando la media europea supera il 18 per cento, con punte del 22 percento per Francia e Olanda.
Uno svantaggio strutturale che forse il distretto - e in Italia c’è solo l’imbarazzo della scelta: dai formaggi d’alpeggio della Valle d’Aosta alle mozzarelle di vaccina di Andria, dalla pasta di Gragnano alle macchine per l’enologia - può aiutare a superare. Questo è il futuro su cui converrà ponderare e investire, anche se la sfida più prossima che attende il settore è di uscire dall’area grigia in cui si è infilato dall’inizio del nuovo millennio.
Non a caso il presidente della Federalimentare, Gian Domenico Auricchio, nell’aprire lunedì scorso con il sindacato le trattative per il rinnovo del contratto di lavoro - 420mila addetti tra diretti e aggregati, di cui 256mila dipendenti di 6.500 aziende con più di 9 addetti -, ha definito questo primo scorcio di secolo “il periodo più lungo e difficile della congiuntura dell’industria alimentare, dopo la seconda guerra mondiale”.
Ora se il 2006 è stato un buon anno, un anno in qualche modo dì svolta, le aspettative per il 2007 è di fare meglio. Il che significa che la spesa familiare per la tavola superi la soglia dei 25 miliardi di euro, ferma da qualche tempo, e spinga il fatturato della filiera oltre i 180 miliardi. Valori che confermano l’agroindustria il secondo settore manifatturiero, dopo il metalmeccanico, con un giro d’affari che pesa per il 15% sul Pil nazionale.

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