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Il Sole 24 Ore

La birra belga si aggiudica il duello con lo champagne ... Corte europea. Possibile la pubblità comparativa... “Può un’umile birra belga avere l’ardire di pubblicizzarsi, comparandosi al più elitario champagne francese? Secondo la Corte di Giustizia Ue, l’azzardato paragone è lecito. Gli euro-giudici hanno deliberato ieri che le norme europee sulla pubblicità comparativa non vietano il riferimento a un’intera tipologia di prodotti, anche se protetta da denominazione d’origine (causa C-381/05). La Corte di Lussemburgo ha stabilito che sarebbe ingiustificata una tutela delle indicazioni geografiche che finisse per vietare categoricamente raffronti tra i prodotti che ne sono provvisti e quelli che ne sono privi. Una tale preclusione non trova fondamento nella direttiva su pubblicità ingannevole e comparativa (84/450/Cee).
Una conclusione di non poco conto per intere categorie di prodotti italiani. Sono messi in guardia tutti i difensori dei tanti marchi nobili tricolori dall’indicazione geografica protetta, dal Parmigiano reggiano al Lardo di Colonnata. Bruxelles ne vieta l’usurpazione, ma non potrà impedire a insipidi formaggi o salumi del Nord europa di compararsi ai più blasonati concorrenti nei loro messaggi pubblicitari (se mai ne fossero tentati).
Intanto, a uscire parzialmente vittoriosa dal contenzioso con il Comitato dei vini di Champagne (Civc) e con il prestigioso marchio Veuve Cliquot Ponsardin, del colosso Lvhm Moet Hennesy Louis Vuitton, è stato il birraio De Landtsheer, che potrà continuare a reclamizzare la sua Malheur (letteralmente “sciagura”), come la “prima birra Brut al mondo”.
In realtà, l’intraprendente produttore belga aveva già dovuto ridimensionare la sua campagna pubblicitaria. Nel 2001 aveva infatti lanciato la “Malheur Brut Réserve, definendola “Champagnebier” prodotta “à la methode traditionelle”, lasciando intendere l’utilizzo del metodo champenois. Un ricorso di Civc e Veuve Cliquot al tribunale commerciale di Nivelles finì in un’ingiunzione che nel luglio 2002 impose a De Landtsheer di interrompere qualsiasi riferimento a “metodo tradizionale”, “Champagne” e “Reims France”, ammettendo però che la birra si potesse fregiare delle diciture “Brut”, “Réserve” e “Brut réserve”.
Esprimendosi sui ricorsi delle due parti, la Corte di appello di Bruxelles ha poi deciso di affidarsi ai giudici europei per sapere se possa essere considerato come pubblicità comparativa il riferimento a un tipo di prodotto (e non a un’impresa o a un prodotto determinati).
E se sia accettabile anche quando il numero più ampio di concorrenti evocati sono protetti da un’indicazione geografica riconosciuta. Affermative le risposte dei giudici europei, anche se farà inorridire molti francesi vedere considerare la giovane cervogia belga come un prodotto in concorrenza con il secolare nettare di Reims.

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