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Il Sole 24 Ore

Per le Fiere alleanze indispensabili ... L’intervento del presidente di Fiera Milano, apparso su “Il Sole-24 Ore” del 5aprile, apre un confronto assolutamente necessario e di grande attualità. I problemi sollevati affrontano solo alcuni aspetti della questione lasciando, a mio parere, irrisolti i veri nodi e le ragioni che sono alla base delle difficoltà nella costruzione di un vero e proprio “sistema” fieristico capace di interpretare sia le esigenze delle imprese che quelle dei loro territori. Condivido pienamente l’approccio di Perini sulla priorità data alla valutazione economica delle singole attività fieristiche e alla necessaria trasparenza dei bilanci delle società di gestione. Qui non si tratta di “filosofare”: è sufficiente raccogliere i bilanci e trarne le debite conclusioni. Quello che è certo è che non vi è un unico modello societario (anche se la società per azioni risponde alle più moderne esigenze di gestione e di trasparenza) e nemmeno un’assoluta e obbligata strada verso la quotazione in Borsa. Talvolta le fiere sono chiamate a sostenere un’economia locale o un’attesa delle aziende di riferimento e pertanto sarà sempre più necessario garantire equilibri economici e attenzione complessiva al territorio.
Fiere di Parma, sotto questo aspetto, ha le carte in regola. Da sempre la nostra fiera registra la collaborazione delle Istituzioni e dell’iniziativa privata; collaborazione che si esprime sia nella compagine azionaria sia nei patti parasociali, delegando al management la più alta autonomia gestionale. È giusto anche ricordare che Fiere di Parma ha sempre trovato, nella sua lunga storia, nei risultati di bilancio e non sulle spalle del contribuente le risorse per la propria crescita e perle proprie attività.
Anche oggi, a fronte di un piano industriale di sviluppo dei servizi per le aziende e di nuovi spazi logistici, coerenti con una fiera “governabile” nelle dimensioni e moderna nella proposta espositiva, gli investimenti sono sostenuti dal cash flow e non da risorse sottratte alle casse pubbliche. Il secondo tema sollevato da Perini è quello relativo ai soggetti fieristici, che devono essere in grado di competere con i giganti europei e con quelli sempre più forti dei nuovi mercati. Su questo versante Perini si limita a enunciare il problema senza indicare quale sia il passaggio determinante di questa fida competitiva. Sulla cui necessità, peraltro, tutti coloro che hanno a cuore logiche di sistema e non di campanile non hanno dubbi.
Ma “fare sistema” significa soprattutto “lavorare insieme”. Si può immaginare di diventare più competitivi nei confronti di una grande fiera estera fagocitando marchi o manifestazioni radicate nelle fiere italiane? Viene citata Hannover. Ma la storia, le tradizioni, le realtà dei distretti industriali e il radicamento delle filiere produttive che caratterizzano l’economia italiana, non sono riconducibili a un “unico” contenitore che appare oltretutto contraddittorio rispetto al valore aggiunto garantito dal legame prodotto territorio. Non è forse più utile affrontare i mercati internazionali con strategie di alleanza all’interno della quale la grande Fiera di Milano possa esercitare fino in fondo il proprio ruolo?
Perché l’azienda di Perini non rivendica a sé un ruolo aggregante nella conquista di spazi a Mosca, a Shangai, a Mombay o a San Paolo con una presenza italiana articolata e condivisa e quindi capace di imporsi come interlocutore forte dei grandi soggetti fieristici internazionali?
Fiere di Parma e Verona Fiere hanno messo in campo con la sinergia Vinitaly-Cibus un’innovativa alleanza, indicando una strada che può essere seguita: quella di essere presenti insieme su alcuni mercati internazionali, senza mettere in discussione le proprie specificità e i propri rapporti con le imprese. Questa strategia si sta allargando ad altri soggetti e trova nell’attenzione dei ministeri di riferimento, dell’istituto nazionale del commercio estero e di Buonitalia, la forza e il sostegno per i nuovi progetti.
Anche la terza considerazione del presidente Perini non può che trovarci in pieno accordo. Quando egli sottolinea la necessità di un sistema fieristico in grado di dare non solo messaggi espositivi ma anche di veicolare cultura, turismo, costume e tendenze, trova sicuramente Fiere di Parma con le carte in regola e pronta a giocare insieme ad altri la sua parte. La lunga storia di Cibus, quelle di Gotha e di Mercanteinfiera, sono la dimostrazione di un primato raggiunto con il lavoro e con l’impegno, ma anche la testimonianza concreta di un legame “naturale” con le specificità del territorio e con la tradizione civile di Parma.
Queste manifestazioni rappresentano un contributo non indifferente alla diffusione di quell’“Italian life style” che rimane l’elemento più i qualificante del successo mondiale del made in Italy.
L’ultima questione affrontata dal presidente Perini è quella relativa all’Expo 2015. Tutti siamo impegnati perchè l’Italia, e Milano in particolare, siano prescelti come sede dell’importante evento. Il tema dell’Expo, che riguarderà l’alimentazione e la qualità della vita deve coinvolgerci.
Parma, sede dell’Authority europea per la sicurezza alimentare; indiscussa capitale del food italiano; patria di Cibus (il più grande appuntamento europeo dell’industria agroalimentare italiana), vuole contribuire al successo della grande città di Milano. E questo un ulteriore terreno di collaborazione e una grande opportunità per le due fiere.

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