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Il Sole 24 Ore

L’Amarone sbarca in Borsa ... Vino. Il gruppo veneto Masi valuta l’ipotesi di quotazione... Un anno fa era solo un’idea, oggi è la seconda opzione dopo la naturale prelazione ad Alcedo, la Sgr che nel marzo 2006 ha acquisito il 28,5% del capitale. Il gruppo Masi, una delle più prestigiose aziende vinicole italiane e principale produttore dell’Amarone, sta valutando l’ipotesi di varcare, per primo nel settore, il portone della Borsa italiana. “Non parliamo di tempi brevissimi - mette le mani avanti Sandro Boscaini, presidente di Masi -, ma stiamo creando le condizioni perchè una eventuale scelta di questo tipo possa essere realizzata senza problemi. Un anno di esperienza nel private equity con Alcedo ha dato ottimi risultati, abbiamo portato i 47,5 milioni di fatturato di Masi agricola ai 52,5 del risultato annuale e per il 2007 siamo già proiettati oltre i 62 milioni. Il nostro piano di crescita, in sostanza, sta avendo una importante accelerazione”.
Preliminare a una scelta sulla quotazione è un percorso di ulteriore rafforzamento che per Boscaini deve procedere su due direttrici principali: da un lato l’allargamento del gruppo attraverso operazioni di partnership, di acquisizione di joint con piccole e prestigiose case vinicole del Nordest, esattamente come è stato fatto nei giorni scorsi con la cantina trentina dei conti Bossi Fedrigotti; dall’altro la compattazione di una filiera territoriale che deve essere ispirata alla qualità assoluta e a una innovazione di prodotto basata sul massimo rispetto della tradizione. “È innegabile che una nostra quotazione potrebbe essere vista con grande interesse dal mercato - osserva Boscaini - ma ai vantaggi più evidenti in termini di una importante iniezione di liquidità e di una forte presa di beneficio sul piano dell’immagine si contrappongono alcuni problemi tutti da valutare. La Borsa può bruciarti in poche ore mentre il vino ha bisogno di tempi lunghi, anche negli investimenti. La nostra attività è condizionata dagli eventi atmosferici, dalla bontà o meno delle annate: che rischi correrebbe il titolo?”.
“Ma anche se restano questi interrogativi aperti - conclude Boscaini - l’ipotesi Borsa è per noi di grande suggestione e stiamo verifìcandola con attenzione”. Masi, intanto, dopo l’ingresso della Alcedo di Gianni Gaio e Maurizio Masetti che ha avuto il supporto di Palladio e Veneto Banca, sta valutando innovative strategie. “Pensiamo - dice Boscaini - che l’acquisizione di una funzione distributiva specializzata rappresenterebbe un modo nuovo per creare business mirato e comunicazione di prestigio e diretta. L’investimento sarebbe notevole ma è ora di rendersi conto che nel vino non paga solo la produzione. E ugualmente importante, poi, investire a valle, cosa che quasi nessuno ha fatto, per superare il gap tra entità produttive mediamente piccole e distributori sempre più grandi sia in Europa che nel mondo”.
Il gruppo guidato da Boscaini possiede 600 ettari a vite fra Veneto, Friuli, Toscana ed Argentina ma ha il “cuore” nella Valpolicella dove gestisce, tra l’altro, anche la proprietà dei conti Serego Alighieri, discendenti diretti di Dante.

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