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Il Sole 24 Ore

Genagricola, business a tutto campo ... Agroindustria. Dal vino al pesce: la società delle Generali continua a crescere... È un puzzle di ventisei tenute agricole con attività diversificate nel vino, zootecnia, cerealicoltura, frutticoltura, itticoltura e presidi distribuiti un po’ ovunque in tutta la penisola, dal Veneto alla Calabria passando per Lazio ed Emilia-Romagna, dal Piemonte alla Lombardia al Friuli-Venezia Giulia.
Si chiama Genagricola ed è la società per azioni che cura il business agroalimentare di Assicurazioni Generali.
Dalla terra alla tavola dal 1852. Da quando, cioè, il gruppo assicurativo di Trieste decise di investire una parte delle proprie risorse nella proprietà fondiaria “a garanzia delle riserve matematiche per gli assicurati vita”, acquistando la tenuta Ca’ Corniani di 1770 ettari alle spalle di Caorle.
Una terra piatta, per lo più acquitrinosa e dall’aria malsana ma che, con opportuni investimenti e immissioni di tecnologie, poteva essere sottratta alle frequenti inondazioni marine e resa fertile. È ciò che è stato fatto a più riprese con canali di scolo e bonifiche dei terreni e innesti vari, superando anche sabotaggi conseguenti alle guerre.
Era il 1851. Genagricola non esisteva ancora come società (la Spa arriverà solo nel 1974), ma i principi erano saldi. Prevedendo ricadute positive tanto per la proprietà quanto per le popolazioni locali, che da quella trasformazione ecologica e patrimoniale avrebbero beneficiato in termini ambientali e socio-economici. Un processo di sviluppo che il gruppo Generali, in concomitanza con i 175 anni dalla fondazione, ha voluto documentare con una pubblicazione (“La terra coltiva”) presentata al salone delle letture della biblioteca Braidense di Milano.
Con un gruppo così alle spalle, viene spontaneo argomentare come a volte anche in agricoltura tutto può essere più facile. Invece per Genagricola, “arrivare a essere la realtà che è diventata non è stata solo una questione di capitali disponibili, ma di uomini, idee, ricerca, innovazione e determinazione nel portare a compimento i progetti assunti”, dice il presidente della società Giuseppe Perissinotto. Che l’azienda la conosce e la vive da quando nel 1942, non ancora ventenne, è entrato come impiegato e ne ha percorso tutti i gradini.
Ventisei tenute, 9.100 ettari, 700 addetti, 50 milioni di fatturato e un valore patrimoniale improbabile da stimare, Genagricola oggi è la più grande azienda del settore primario dell’Italia. E forse anche dell’Europa, dato l’acquisto nei primi anni di questo secolo di 4mila ettari in Romania. Una leadership che ha assunto spesso nel corso di decenni con nuove acquisizioni ma ancora di più con prodotti di eccellente qualità.
Produzioni provenienti, cioè, della tradizione territoriale (zootecnia con migliaia di capi da latte e da carne, vini per quattro milioni di bottiglie e coltivazioni cerealicole) così come dall’area dell’innovazione.
Basti dire del riso coltivato nella piana di Sibail, in Calabria, che proprio zona di riso non è ma che le tecniche applicate nell’azienda calabrese ha reso possibile. Per non dire dell’itticoltura che Genagricola ha sviluppato proprio a Ca’ Corniani quando non erano in tanti in Italia a parlare di allevamenti di pesci. E per di più allevati in ambienti protetti a terra ma in acque salmastre prelevate direttamente dai fondali marini.

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