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Il Sole 24 Ore

Vino, la riforma divide la Ue ... Da Italia e Spagna no all’uso di saccarosio - Favorevoli Austria e Germania... È una pillola amara lo zucchero nel vino. Quello che era un timore sta diventando il vero grande problema della riforma del mercato del vino in discussione a Bruxelles, con la netta spaccatura tra Paesi Mediterranei di antica tradizione enologica e il resto della Ue. Il motivo del contendere è la proposta di vietare l’uso di saccarosio per aumentare la gradazione alcolica dei vini. Una pratica cui fanno ricorso i produttori dei Paesi del Nord per correggere i loro vini, ma vietata nell’area Sud dell’Europa. Il divieto proposto dal commissario Ue all’Agricoltura Mariann Fischer Boel (insieme all’azzeramento degli aiuti compensativi previsti a favore di chi invece nell’arricchimento utilizza i più costosi mosti d’uva) ha innescato le proteste del partito favorevole al vino fatto con la barbabietola.
E così all’apertura del dibattito parlamentare, il primo risultato è stato l’allungamento dei tempi della riforma dopo il parere dell’Europarlamento, slittato da dicembre a febbraio 2008. Gli eurodeputati di Austria e Germania, rintuzzati dai colleghi dei nuovi Paesi membri dell’Est europeo hanno chiesto senza mezzi termini di mantenere lo status quo, autorizzando quindi l’utilizzo di saccarosio in cantina. Una pratica che i produttori del nord definiscono “tradizionale” e non causa di eccedenze.
Dall’altro lato della barricata il meno numeroso ma altrettanto agguerrito Paesi mediterranei. Italia in prima fila, ma anche Spagna, Grecia e Portogallo. Un passo indietro la Francia, ancora in stand by, e divisa al proprio interno fra le ragioni dei produttori di Alsazia e Champagne che utilizzano il saccarosio e quelli del Midì che invece non ne fanno uso.
La “palla” passa adesso nelle mani del relatore della proposta di riforma al Parlamento Ue, l’eurodeputato italiano Giuseppe Castiglione (FI). Il quale non ha avuto tentennamenti nell’assicurare che “la posizione del relatore sarà quella di confermare il fermo “no” allo zuccheraggio: difenderemo la posizione assunta dalla Commissione, diversamente si rischia di indebolire uno degli aspetti più innovativi della riforma. Vedremo poi se il nostro parere basterà per confermare il divieto”.
L’eurodeputato italiano non nasconde il rammarico per la situazione di scontro che si è venuta a creare. “Anche perché - aggiunge il relatore - i motivi di convergenza non mancano. C’è, ad esempio, un ampio accordo per scongiurare il previsto travaso di risorse dal budget vitivinicolo al pilastro dello sviluppo rurale: 400 milioni di euro l’anno su un plafond di 1,3 miliardi.
C’è accordo sulla necessità di richiedere interventi promozionali rivolti anche al mercato Ue e non solo a quelli dei Paesi terzi. C’è inoltre un’ampia volontà di riconsiderare la deregulation dei diritti di impianto a partire dal 2013. Infine vi è una generale opposizione alla proposta di indicare il nome del vitigno e l’annata anche ai vini da tavola, alla stregua di quanto si fa con i prodotti Doc”.
Una strategia, questa, che metterebbe i produttori europei nelle condizioni di allineare le proprie offerte a quelle dei produttori del “nuovo mondo”. Ipotesi che Castiglione definisce “paradossale per un’Europa che da sempre ricopre la leadership mondiale del vino. E non si è mai visto un leader che rinunci a dettare regole per rincorrere le strategie dei propri concorrenti”.

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