Uve autoctone per Feudi di San Gregorio ... Nasce lo spumante irpino... Profumo di Champagne in Irpinia. Con le basi che non hanno nulla in comune con i pur pregiati grappoli di Chardonnay e Pinot nero di Reims ma, come direbbero i francesi, sono espressione del terroir. Un territorio particolare qual è appunto quello Irpino, che di per sé esprime i tratti nerboruti del Vesuvio ed è l’esaltazione di vitigni antichi come il Taurasi, il Fiano, il Greco di tufo.
Già, sono proprio queste uve che l’abile mano di uno champagnista del calibro di Anselme Selosse e la volontà di un’azienda che ama le sfide, qual è la Feudi di San Gregorio di Sorbo Serpico, in provincia di Avellino, a rendere credibile ciò che finora sembrava impossibile a farsi: produrre fini bollicine dalla forte personalità. Come appunto si presenta l’ultimo nato, il Dubl Greco, firmato dall’enologo francese e dall’italiano Riccardo Cotarella per conto dell’azienda campana. L’idea, ancorché rompere con i tradizionali canoni della spumantistica, costituisce l’ultima frontiera di una cultura enologica che la Feudi persegue sin dalla sua nascita, una quindicina di anni fa. E che in una manciata di mesi ha portato sul mercato un tris di spumanti ottenuti da uve Falanghina, Aglianico e, appunto, Greco.
Non è un caso che sia il presidente di Feudi, Edoardo Narduzzi, sia l’ad Marco Gallone, nel ricordare i passaggi che hanno segnato l’intero progetto Dubl sottolineano l’impegno che l’azienda persegue nella rivalutazione dei vitigni autoctoni. Un impegno impregnato di ricerca sul campo e interventi mirati in cantina, dove gli esperti enologi sono riusciti non senza fatica a plasmare materie prime ostiche e dare una dimensione reale a un obiettivo rimasto per molto tempo fuori dai soliti canoni della spumantistica. Un approccio che per Narduzzi crea valore all’impresa e dà ulteriori opportunità di sviluppo ai vitigni autoctoni e al territorio irpino.
Oltre 200 ettari di vigneti in un’area tra la collina e la montagna dove fare agricoltura è di per sé una sfida, la Feudi di San Gregorio (4,5 milioni di bottiglie e 23 milioni di ricavi) di proprietà della famiglia Capaldo è riuscita a imporsi all’attenzione del consumatore italiano ed estero con una gamma di vini che sono appunto l’espressione di questa territorialità Irpina.
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