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Il Sole 24 Ore

Il super-euro rallenta l’export agroalimentare ... Federalimentare: +5% nei primi sei mesi contro +7% del 2006... L’industria alimentare rischia di perdere il carburante dell’export. Dopo un 2006 segnato da una crescita di oltre il 7% sui mercati esteri, il 2007 ha ridimensionato l’exploit, con un incremento di poco più del 5%, mentre le vendite interne in volume si sono ridotte dell’uno per cento. A lanciare l’allarme sulla tenuta del settore è stato ieri Giandomenico Auricchio, presidente di Federalimentare, in occasione della presentazione del V rapporto realizzato con Ismea sugli scenari della filiera agroalimentare. All’incontro hanno partecipato anche i ministri dello Sviluppo Economico, Pierluigi Bersani, e delle Politiche agricole, Paolo De Castro.
Caro-euro e rientro delle quotazioni internazionali dell’olio, un prodotto trainante per le vendite estere, hanno contribuito ad appannare l’export made in Italy che si conferma però la vera scommessa dell’industria alimentare. A fronte di un “mercato interno avaro come non mai - ha spiegato Auricchio - occorrono spinte compensative robuste sul fronte del commercio estero”. L’industria alimentare è in affanno stretta tra l’emergenza-prezzi (si veda “Il Sole-24Ore” di ieri), l’incognita dei mercati esteri, con la retrocessione dell’area nordamericana e le debolezze strutturali. “Il valore aggiunto - ha ricordato il presidente di Federalimentare - ha perso oltre 6 punti nel periodo 2000-2006”.
Il settore sconta anche un’accentuata frammentazione, il calo della produttività per addetto e l’invecchiamento del management che frena i processi di innovazione”. L’impennata dei prezzi delle materie prime, esplosa negli ultimi mesi, potrebbe aggravare ulteriormente le difficoltà delle imprese. E se lo “shock” delle crisi da approvvigionamento dovesse diventare strutturale, secondo le proiezioni tracciate dallo studio Federalimentare-Ismea, sarebbero a rischio di chiusura Otto piccole e medie imprese su dieci che rappresentano, con 24-25 miliardi circa, il 23% del fatturato totale del settore. La sfida dunque è fare massa critica per guadagnare competitività sui mercati mondiali. Per questo Federalimentare chiede la piena attuazione dei benefici fiscali per stimolare la crescita dimensionale e per la promozione, previsti dalla Finanziaria 2007.
Tra le priorità c’è anche l’affrancamento - ha sottolineato Auricchio - “dallo schiacciante potere contrattuale della Grande distribuzione”. Attualmente la catena del valore attribuisce alla Gdo il 50% del prezzo allo scaffale, il 26% all’industria, il 13% all’agricoltura e 11% ai servizi. L’industria chiede anche di rivedere il meccanismo che, tra listing fee (diritti di inserimento di nuovi prodotti sullo scaffale) sconti incondizionati di fine anno e ulteriori tagli per il rispetto dei termini di pagamento, “asciuga” di molto gli incassi stabiliti nel contratto.
Sul gioco di squadra della filiera puntano molto i ministri Bersani e De Castro che ieri hanno ribadito l’impegno a tenere sotto controllo l’andamento dei prezzi nei diversi passaggi, ma anche a rivedere i rapporti tra industria e Gdo. Il ministro delle Politiche agricole ha sostenuto inoltre che le performance dell’export vanno migliorate, ma che già oggi l’Italia sta mettendo in campo ottimi risultati. “Il vino made in Italy - ha detto - cresce a dispetto dell’euro forte e gli spumanti, in quantità, hanno addirittura superato lo champagne. Certo bisogna fare di più e organizzarsi perchè l’Italia non dispone di portaerei come Carrefour che veicolano nel mondo i prodotti francesi”. Il ministro Bersani ha garantito che “con questa Finanziaria il Governo adotta un quadro di semplificazione fiscale, di ripresa di investimenti e di nuova politica industriale molto orientata all’innovazione”.

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