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Il Sole 24 Ore

Tommaso Cavalli va sui rossi: pronte le prime 5mila bottiglie ... Vigneti griffati... Uno che si chiama Cavalli, è figlio dello stilista Roberto e decide di fare il vignaiolo, come chiamerà il suo vino? È molto probabile che scelga il marchio di famiglia, noto in tutto il mondo. Non è così per Tommaso Cavalli, che prova a fare di testa sua, proponendo un brand diverso.
Prova soltanto, però, perchè il famoso papà lo convince a scegliere quello che qualunque esperto di marketing avrebbe fatto al suo posto. Il vino quindi si chiama Cavalli, così come le due etichette (Selection e Collection) che oggi vengono presentate per la prima volta nella villa Il Poggio, che lo stilista abita sulla collina fiorentina, a dieci minuti dal centro città, dove sono stati ricavati tre ettari di vigna, affidati alle cure del noto agronomo ed enologo Carlo Ferrini.
La prima iniziativa nella produzione divino risale però a qualche anno fa, quando Roberto e Tommaso Cavalli decidono di piantare delle vigne in alcuni piccoli appezzamenti incolti disponibili all’interno della Tenuta degli dei, la vera azienda agricola che la famiglia possiede a Panzano in Chianti, adibita all’allevamento di fattrici e puledri da corsa, altra passione dello stilista.
La Tenuta degli dei doveva essere anche la dimora di campagna, dove Cavalli padre sarebbe andato a ritemprarsi al rientro dai viaggi in giro per il mondo. Invece ad abitarci nell’89 ci va Tommaso, 39 anni, sposato con due figlie, attratto dalla vita pratica dell’allevatore e del vignaiolo. “Il progetto vino - racconta Tommaso - nasce subito dopo il mio arrivo a Panzano: siamo nel cuore del Chianti classico, un territorio magico per il vino. Nell’area più alta della tenuta, a 400-500 metri, c’erano tre ettari e mezzo di vigna incolta. Con Ferrini abbiamo fatto una scelta severa: produrre, sia qui che al Poggio, un vino rosso dal gusto internazionale raffinato, eccellente, esclusivo”. Come appunto vengono interpretati dal produttore i due vini che segnano l’ingresso in enologia del marchio Cavalli.
Per il momento si tratta soltanto di 5mila bottiglie (a regime diventeranno 45mila) di Igt Toscana ottenuto da un blend di Cabernet Sauvignon e Franc, Merlot, Petit Verdot e Alicante. Niente Sangiovese. Perchè?
“Il nostro non è un capriccio, anche se questa scelta - puntualizza il neo vignaiolo Tommaso - corrisponde perfettamente al dna di famiglia, che ci vede fare scelte diverse, che vanno controcorrente. In realtà volevamo che le due vigne esprimessero prodotti di grande personalità e avessero un linguaggio cosmopolita. Ci siamo riusciti? Penso di sì, visti insultati di questi vini che, non solo a nostro parere, sono un mélange di profumi, aromi e sapori davvero unici”.
Se questo è il primo vino firmato Cavalli, nei fatti il debutto della maison nel settore delle bevande alcoliche risale a tre anni fa, con il lancio della vodka Roberto Cavalli prodotta dalle Distillerie Francoli di Ghemme, un marchio storico della grappa made in Italy.
Ma a differenza del distillato di vinaccia, la vodka deriva dai cereali: quella scelta da Alessandro Francoli, presidente dell’azienda di Ghemme, è una selezione di grano duro che arriva dal Cuneese e il cui amido, trasformato in zuccheri, non lascia impurità. È pulita. Esattamente come la voleva Roberto Cavalli, che di vodka ora ne vende più di 100milabottiglie.

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