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Il Sole 24 Ore

Made in Italy, è l’ora degli Usa ... Resca (Confimprese): con l’euro forte più opportunità per operare negli Stati Uniti. Competitività. Per il gruppo agroindustriale Parmacotto presto cinque negozi a Manhattan e un impianto vicino a New York... Parmacotto aprirà cinque negozi a Manhattan e uno stabilimento produttivo in New Jersey mentre Eataly, catena specializzata in prodotti alimentari tipici di altissima qualità, aprirà a New York entro l’anno. Sono solo due esempi di progetti di espansione delle aziende italiane negli Stati Uniti. Se, infatti, da una parte il dollaro debole rende difficoltose le esportazioni oltreoceano, dall’altra rappresenta un’opportunità straordinaria per gli imprenditori di casa nostra. Lo ha sottolineato Mario Resca, presidente di Confimprese (Associazione delle imprese del commercio moderno), durante un incontro organizzato ieri a Milano sull’argomento che ha visto confrontarsi una serie di imprese italiane già presenti negli Usa oche stanno per entrarvi con progetti di espansione. Certo per essere presenti e, soprattutto, vincenti occorrono idee, progetti e ricerca. Innovazione, insomma. Parola di Mario Moretti Polegato, presidente di Geox: “Le aziende del futuro devono uscire dalla dimensione familiare e diventare manageriali, puntare su ricerca, risorse umane e comunicazione. Solo così potranno confrontarsi con gli altri mercati”.
I progetti in campo
A maggio Parmacotto inaugurerà il primo di cinque negozi a Manhattan e aprirà, presumibilmente in New Jersey, uno stabilimento produttivo. “In Italia ci sono voluti quattro anni per avere le autorizzazioni ad aprire uno stabilimento - ha sottolineato il presidente Marco Rosi -. Negli Stati Uniti mi hanno subito mostrato le aree disponibili e lo stabilimento sarà costruito in sei mesi”. Dopo il Giappone, le Coop - Piemonte, Adriatica e Liguria - sbarcheranno negli Stati Uniti attraverso Eataly, società di ristorazione e vendita di prodotti tipici di alta qualità, di cui controllano il 40 %. “A settembre - ha spiegato Luca Baffìgo Filangeri, consigliere di Eataly - apriremo a Tokyo in uno spazio di 1.500 metri quadri ed entro dicembre a New York su mille metri quadri” con un investimento totale di circa 20 milioni di euro. Anche NaturaSì aprirà una catena di distribuzione di cibi biologici in Usa e Canada. “Stiamo portando a termine una serie di acquisizioni di piccole catene sulla costa est e ovest, in California, che convertiremo a bio” ha raccontato il presidente Felice Lasalvia di Clemente. Ancora, il modello alimentare italiano è sbarcato nella ristorazione scolastica americana grazie a Cir food, come ha spiegato l’ad. per gli Usa, Fausto Armonti: “Abbiamo otto centri produttivi e ne vogliamo aprire un altro. Abbiamo appena siglato un accordo con la Johns Hopkins University per avere un advisory board dal quale ricavare nuove idee da sviluppare e che attesti la qualità del nostro lavoro. Inoltre nel 2005 abbiamo aperto un ristorante a New York che ha chiuso l’anno scorso con quasi 8 milioni di dollari di ricavi, oltre le attese”.
Presenze oltreoceano
La ricetta per avere successo oltreoceano è puntare sulla qualità, come testimoniano alcuni attori già presenti sulla scena americana.
A partire da Filippo Berio (gruppo Salov), marchio di olio d’oliva registrato negli Usa nel 1896 e leader di mercato con una quota del 18,7%. “Quello statunitense - ha detto il presidente Alberto Fontana - è il mercato più grande del mondo, ma è molto difficile. Non bisogna avere fretta di entrare nella distribuzione, ma procedere gradualmente, consolidarsi prima di fare passi successivi”. Ha cercato di rendere il marchio popolare non solo nella comunità italiana, ma a livello nazionale, De Cecco. “Il segmento della pasta non cresce negli Usa da tre anni - ha precisato Luca Ruffini export director worldwide - ma noi puntiamo sulle specialità il cui consumo è in aumento. Per creare una cultura dell’alimentazione, poi, abbiamo un centro culinario per degustazioni a Manhattan e sponsorizzazioni attraverso chef famosi”.
L’immagine e la forza del marchio sono importanti come testimonia anche Autogrill che negli Usa si è sviluppato nel canale aeroportuale già da diversi anni, come ha raccontato Patrizia Rutigliano, direttore comunicazione, posizionandosi con marchi ad alta riconoscibilità come Starbucks, solo per citarne uno.

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