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Il Sole 24 Ore

Montalcino tratta negli Usa ... Marone Cinzano: il blocco delle importazoni sarà scongiurato... Verso un’intesa con le autorità Usa per l’export di Brunello di Montalcino negli Stati Uniti. Sembra allontanarsi la prospettiva di un blocco da parte dell’Us alcohol and tobacco tax and trade bureau (Ttb), annunciato a partire dal 9 giugno (si veda Il Sole 24 Ore di ieri) per le vicende legate all’inchiesta sull’utilizzo da parte di alcuni produttori di uve diverse dal Sangiovese (unica varietà ammessa dal disciplinare Docg).
Per gli americani il fatto di non rispettare il disciplinare, anche solo parzialmente, equivale a una vera e propria frode commerciale. Da qui la richiesta di una certificazione, e la minaccia dello stop alle importazioni. Ma ci sarebbero i margini per raggiungere un’intesa e scongiurare un danno calcolato nell’ordine dei 30 milioni (il mercato Usa assorbe circa il 25% della produzione
di Brunello), con ricadute sul territorio e sull’immagine dell’intero comparto vitivinicolo italiano molto pesanti.
A indicare la prospettiva di un accordo è Francesco Marone Cinzano, presidente del Consorzio di tutela del marchio che raccoglie i 247 produttori-imbottigliatori di Brunello. “Abbiamo aperto una linea di dialogo con le autorità americane e sono convinto che la questione si risolverà”, dice Marone Cinzano, che ieri ha presieduto l’assemblea annuale del Consorzio, a Montalcino, ottenendo dai soci la fiducia e la riconferma insieme al direttore Stefano Campatelli. “Da parte del Ttb -spiega Marone Cinzano - c’è la richiesta d’informazioni più precise e, su questo fronte, forniremo tutte le spiegazioni e i chiarimenti del caso”.
Il protocollo d’intesa dovrebbe prevedere garanzie da parte dell’Italia e, nel caso d’inchieste come quella che la Procura
di Siena sta svolgendo sul Brunello, la garanzia di mettere a disposizione delle autorità Usa informazioni anche confidenziali sui risultati delle indagini. “Non credo invece si arrivi alla certificazione dei prodotti - aggiunge il numero uno del Consorzio -. Ma se proprio occorresse, siamo pronti ad allegare le analisi adottando i test che sono già utilizzati in altri Paesi europei, per certificare la presenza di uve Sangiovese al 100% nel nostro vino”.
La magistratura di Siena ha acceso un faro soprattutto sull’annata 2003 del Brunello (quella che sarebbe andata sul mercato adesso). Il sospetto è che alcune aziende (quelle indagate sono sei) abbiano mescolato uve diverse, sempre prodotte a Montalcino, ma non Sangiovese, allo scopo di rendere il prodotto più aderente al gusto dei consumatori internazionali. Sul registro degli indagati sono finite 93 persone. E la Guardia di Finanza ha messo sotto sequestro oltre un milione di bottiglie di Brunello. I ricorsi al Tribunale del riesame per ottenere il dissequestro sono stati finora tutti respinti.
“Attenti a ingigantire i fatti, non rischiamo di riaccendere la miccia mediatica”, commenta Paolo Bruni, presidente di Fedagri-Confcooperative. Per Confagricoltura i timori e la reazione americani sono la conseguenza proprio della “comunicazione confusa e strumentale dei fatti dello scorso aprile”, quando l’inchiesta sul Brunello venne accostata alle inchieste pugliesi sul vino contraffatto.
Anche Cia e Coldiretti vedono “le condizioni per superare l’attuale incertezza”. E Marone Cinzano annuncia che al 30 aprile i produttori di Brunello avevano già ricevuto prenotazioni per 4 milioni di bottiglie, contro i 2,5 del 2007, che però era stata un’annata disastrata dalla pessima vendemmia del 2002.

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