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Il Sole 24 Ore

Eataly, cibo con spasso ... Eataly, a Torino, è il tipico luogo dove il detto “non è mai troppo tardi per Vivere un’infanzia felice” pare materializzarsi. Come nel sogno bambinesco di restare chiusi in un negozio di giocattoli e passare la notte a sperimentarli tutti, a Eataly si vorrebbe finire imprigionati quando chiudono le saracinesche, e passare tutta la notte aprendo confezioni e frigoriferi, stappando e affettando, assaggiando un boccone qua e una fetta là nella perfetta complicità della solitudine.
Secondo la pubblicità, Eataly è “il più grande centro enogastronomico del mondo”; secondo il visitatore è imparadiso della ghiottoneria multiforme e polifunzionale: vendita al dettaglio di eccellenti prodotti alimentari italiani, freschi o conservati (funzione supermercato-mercato di
lusso); tavole calde dove i suddetti prodotti vengono cucinati o serviti freschi senza manipolazioni (funzione pasti semieconomici e veloci); banchetti per degustazioni gratuite (funzione promozionale a sbafo); aree e percorsi didattici per illustrare i procedimenti di stagionatura e conservazione, e per impartire rapide lezioni di cucina (funzione pedagogica).
C’è l’angolo dello studente e del pensionato, con giornali e computer Mac collegati a internet da consultare gratuitamente (funzione welfare); i carrelli della spesa sono di plastica riciclata (funzione GreenPeace); c’è persino la succursale del ristorante titolato “Guido” da prenotare con largo anticipo (funzione botta di vita, nello scantinato a mo’ di Cracco ex Peck). E poi il personale è competente e molto gentile, l’ambiente mette allegria, e pensionati, impiegati, coppiette
e famiglie con bambini che ci vanno a mangiare o fare la spesa hanno un’aria gradevole, non da vittime predestinate della società dei consumi (funzione veltroniana da ottimistico sogno di un mondo migliore); e, per chi non ha tanto da spendere ma è curioso e appassionato di cibo, Eataly è anche un modo economico per fare viaggi culinari senza dissanguarsi in un tour tra ristoranti e trattorie (funzione turistica). C’è l’angolo pescheria, l’angolo mercato delle verdure, quello del vecchio caffè torinese, la macelleria con l’enorme beccaio dai baffi a manubrio, la birreria... (funzione piazze italiane).
Ci sono tanti cartelli “Chi ruba è un ladro! Noi denunciamo chi ruba, è l’unica cosa che non tolleriamo” (funzione sinistra moderna); c’è la libreria, si fanno pani e pizze squisite, c’è il negozio di articoli per la cucina, il distributore di latte crudo, ci sono farine e spezie di non so quanti tipi, un’apoteosi di salumi... (funzione “mi posso togliere tutti gli sfizi”).
Un posto così lo si vorrebbe sotto casa, o forse no, che altrimenti le tentazioni di spesa e di assaggio si farebbero incessanti. Paradossalmente, la sinistra (incarnata dall’etico & consapevole proprietario di Eataly, Oscar Farinetti, ex Unieuro) ha inventato una cattedrale del consumismo made in Italy. Se guardate il sito web, c’è la morale del buon cittadino/mangiatore, quella che ti fa sentire felicemente identificato e vellica l’autopiacioneria del consumatore, facendolo sentire un adepto civilmente ben inserito nell’ingranaggio-mondo. Un meccanismo simile a quello che ha portato al successo le librerie Feltrinelli, tanto tempo fa. Orari dilatati, finta generosità che poi ti fa spendere, atmosfera da “siamo tra noi”, tipo conventicola, anche se poi si è un’impressionante moltitudine.

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