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Il Sole 24 Ore

Brunello dai vigneti fantasma ... Agroindustria. I rilievi aerei avrebbero accertato una superficie coltivata inferiore rispetto a quella denunciata... Dietro il caso della frode al disciplinare anche le false dichiarazioni aziendali... Un fotogramma scattato dall’aereo svela l’inganno del Brunello “tagliato”. Il velivolo passa una, due, tre volte nel cielo. Passa spesso ma nessuno, a terra, ci fa caso. I vignaioli però sanno che quell’aereo leggero sta compiendo un servizio fotografico che permetterà di mappare estensioni e proprietà fondiarie. Eppure c’è chi spera che gli vada bene, magari solo per qualche anno. Ma quando qualcuno s’insospettisce di uno strano via vai di cisterne, le cose cambiano.
Ai controllori dei Nas dei Carabinieri e della Guardia di Finanza quelle foto aeree non servono per sapere i nomi dei titolari dei fondi. A loro serve più che altro conoscere la composizione delle colture presenti su quei fondi e se esistono spazi vuoti. Una volta individuato il tipo di colture e le reali dimensioni del vigneto, si passa ai titolari dei fondi. A questo punto si mettono a confronto i vigneti presenti per ciascuna partita, le rese produttive fissate dal disciplinare, le dichiarazioni di vendemmia e il gioco è fatto. E così possibile conoscere al millesimo se le dichiarazioni sul vino prodotto presentate dai vignaioli al Consorzio di tutela corrispondano alla realtà. Oppure no.
Ciò che è accaduto in Toscana e che ha portato alla scoperta dello scandalo dei Brunello o dei Nobile “tagliato” non sarebbe dunque il risultato di una “libera interpretazione del disciplinare, che pure c’entra. No, quello che starebbe emergendo agli inquirenti è che taluni produttori avrebbero dichiarato per vigneti ciò che nei fatti non sono. Di qui il via, un paio d’anni fa, alla mappatura aerea, seguita da indagini conoscitive presso una novantina di aziende e che ha portato a metterei sigilli a una decina di esse per sospetta irregolarità. Quale sia il vero reato però non è ancora ben chiaro, salvo tutti parlare di vino “tagliato”. Il che sarebbe vero fino a un certo punto.
Nei fatti la dichiarazione mendace di un numero maggiore di filari di vigna dà l’opportunità al produttore di avere più vino a disposizione rispetto alla quantità effettivamente prodotta. A pareggiare il gap ci penserà il vino di ottima qualità acquistato altrove a minor prezzo e che, una volta mischiato con il Docg prodotto in purezza, dà diritto al titolare di farsi dare le relative fascetta di Stato rilasciata dal Consorzio. La frode in commercio così concepita sarebbe dovuta, sì, all’utilizzo divini diversi dal Sangiovese grosso o a Sangiovese di altra provenienza, ma non per una questione di “rotondità’ del gusto. Ma per avere più Brunello da vendere. Uno scandalo che non è più solo di frode in commercio, ma di concorrenza sleale e soprattutto di reato contro l’Amministrazione dello Stato e dell’Unione europea.
Questo spiega perché negli uffici della Regione Toscana s’è Cominciato a passare al setaccio tutte le pratiche degli aiuti concessi ai produttori negli ultimi anni per opere di reimpianto vigneti (19.592 gli ettari tra il 1997 e il 2005) e ristrutturazione degli stessi (9.521 ettari). Il motivo? Nella dannata ipotesi che il delitto venga provato, l’azienda colpevole non solo verrebbe condannata penalmente, ma dovrebbe rimborsare il finanziamento di cui ha beneficiato.

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