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Il Sole 24 Ore

Progetto ambiente per Lungarotti ... Non c’è solo vino nella vita di una vigna. Ora c’è anche
energia. Quella prodotta dagli
scarti di potatura dei vigneti. E
così terminata la raccolta
dell’uva, le sarmenti che fino a
ieri venivano bruciate e le ceneri disperse in campagna, ora
possono essere utilizzate come materia prima per produrre energia pulita. Garantendo
fino alla copertura totale delle
necessità energetiche
dell’azienda produttrice.
Artefice di questa iniziativa è la cantina Giorgio Lungarotti di Torgiano (2,8 milioni di bottiglie di grandi vini esportati in mezzo mondo), che lunedì darà il via al primo impianto pilota italiano per il recupero energetico utilizzando, appunto, i tralci delle vigne potate.
“L’impianto - spiega Chiara Lungarotti, titolare e amministratore delegato dell’azienda vitivinicola umbra - è frutto di una ricerca applicata che abbiamo condotto per due anni nella nostra azienda, avvalendoci della collaborazione di numerosi enti scientifici, in particolare con il Centro ricerca sulle biomasse (Crb) dell’Università di Perugia”. Per il professore Franco Cotana, che per il Crb ha seguito tutti i lavori e la messa a punto del progetto, con questo impianto l’agricoltura diventa protagonista “dell’inizio di una nuova era nel panorama delle fonti energetiche”.
Una volta effettuata la potatura, i residui vengono raccolti con delle macchine speciali e lasciati a essicare, dopo di che vengono triturati e bruciati in una caldaia. L’azienda dispone di 250 ettari di vigneti in grado di produrre residui pari a 200 tonnellate di biomasse l’anno, sufficienti a produrre 720mila kilovattora. “Grazie a tutto questo - spiega Chiara Lungarotti - l’impianto è in
grado di soddisfare totalmente i consumi termici dell’azienda, assicurando acqua calda per il riscaldamento, vapore per la sterilizzazione delle bottiglie, acqua refrigerata a -10° necessari per il condizionamento dei serbatoi d’acciaio. In totale ci permette di coprire oltre il 40% del fabbisogno energetico della cantina”.
Il nuovo impianto, che rientra nel programma di filiera agro-energetico co-finanziato dal ministero delle Politiche Agricole, durante la fase di sperimentazione, è riuscito a incrementare ed ottimizzare il volume degli scarti raccolti e ora ha raggiunto un notevole livello di produttività a costi estremamente bassi.
Nel futuro un’espansione dell’impianto per la produzione di altri 50 KW di energia elettrica e l’installazione di ulteriori macchine che permetteranno di recuperare il calore ancora presente nei fumi della caldaia compirà un altro passo verso la completa indipendenza energetica e il raggiungimento di emissioni zero.

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