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Il Sole 24 Ore

Dal Togo a Brescia tutto studi (e vino) ... Per portare manodopera straniera ai tralci, in campo anche interinale e cooperative di immigrati. “Quest’anno ho firmato un contratto di due settimane: un pullman ci portava ogni giorno, alle sette del mattino, dal centro di Brescia alle vigne. Per le quattro avevamo finito”. Yawo Ayako, 27 anni di Lomè, Togo, è uno degli stranieri selezionati da Adecco, società di lavoro interinale, per la vendemmia del Franciacorta; decine di immigrati già presenti in Italia, in prevalenza originari di Ghana, Pakistan, Senegal e India, con un contratto di lavoro temporaneo. “Sono in Italia dal 2004 e studio gestione aziendale alla facoltà di Economia dell’università di Brescia - racconta Yawo -. Devo trovare il modo di pagarmi gli studi, per non pesare sui miei genitori che hanno altri tre figli che studiano in Europa. La prima estate in Italia l’ho passata a Ferrara a raccogliere mele, pere e pesche. Durante l’anno a Brescia lavoro come lavapiatti in un ristorante; e grazie all’agenzia interinale ho trovato contratti brevi anche in aziende metalmeccaniche. Nelle vigne eravamo praticamente solo immigrati: su 300 lavoratori, avrò visto quattro italiani. In Togo non si produce vino e il poco che c’è è importato da Francia e Spagna; solo qui in Italia, lavorando al ristorante, ho imparato ad apprezzarlo. Il mio preferito è il Moscato d’Asti”. I viticoltori di Alba (Cuneo), devono molto all’intraprendenza dei i macedoni come Spasko Angjelovski, 35 anni, in Italia dal 1994. Spasko è amministratore della cooperativa “Macedonia” : 12 soci macedoni al lavoro tutto l’anno nella cura della vite, a cui se ne aggiungono altri 20 in estate e autunno, picchi lavorativi del settore. “In Italia ho lavorato dieci anni come i dipendente di un’azienda i vinicola poi ho avuto l’idea di aprire la cooperativa. Funziona perché facilita l’inserimento lavorativo dei miei i connazionali”, spiega. Spasko si preoccupa di inoltrare le richieste per i permessi di lavoro stagionale; ha tre case in affitto in un villaggio turistico di Albavilla, per ospitare i i connazionali e abbattere le i eventuali spese di alloggio; si è guadagnato la fiducia di molti titolari d’impresa italiani. “In Macedonia lo stipendio di un bracciante agricolo è di 200 euro mensili mentre qui si arriva a mille, milleduecento euro al mese - spiega -. A Delcevo, la mia città, prima della guerra funzionavano quattro grandi fabbriche tessili. Oggi solo una è ancora in piedi e per molti non c’è stata alternativa a emigrare. Ho due figli che frequentano le scuole italiane. Quando torno a casa, tre volte all’anno, ho la strana impressione di sentirmi straniero”.

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