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Il Sole 24 Ore

Prezzi in forte calo per uve e mosti ... Vino. Ribassi fino al 20% sul 2007... Ha portato bene ai vignaioli piemontesi il recente rinnovo dell’accordo con l’industria sui prezzi dell’uva Moscato a 99,5 euro il quintale, in aumento del 4,2% rispetto ai valori 2005. Ha portato bene perché nonostante questi livelli non compensino l’inflazione di tre anni (7,9%), nei fatti assicurano agli agricoltori il mantenimento del reddito 2007.
Questo accordo, come pure quello sottoscritto da produttori e cantine di Prosecco doc (170 euro l’ettolitro) e Igt (80 euro), va letto in positivo. Per la semplice ragione che nella più parte del Paese le poche contrattazioni di uve e mosti finora fatte accusano tagli reali del 5,10 e persino del 20% rispetto alla vendemmia 2007. Persine le uve di Pinot grigio, da almeno dieci in crescita, quest’anno hanno frenato la loro corsa. Anzi, hanno accusato una forte inversione. “I mosti di Pinot grigio - dice Stefano Oraziani, presidente dell’Associazione mediatori di vini Medea dell’Uiv - oggi spuntano 1-1,15 euro al litro. Un anno fa si era a 1,20/1,30”.
Un calo significativo che, secondo Graziani, si spiega con l’arretramento generale del mercato. Ma anche per la concorrenza sleale di mille altri Pinot grigio spuntati come funghi nel mondo. Prodotti cioè che riportano in etichetta il nome scritto in italiano ma che di italiano non hanno nulla”. Un fenomeno, questo dei falsi, che aggrava ancora di più una situazione di per sé difficile. Determinata anche dai dati vendemmiali, che parlano di aumenti produttivi del 7-10 per cento. A fronte di cantine che hanno ancora problemi a smaltire la produzione 2007. Di qui l’inevitabile ripercussione sui prezzi delle uve. Con il Trebbiano che in Sicilia, Puglia e Abruzzo accusa arretramenti anche del 20% a 13-15 euro a quintale. E non sono da meno i mosti bianchi Igt veronesi transati a 38/42 euro rispetto a 45 di un anno fa.
Per Antonio Motteran, direttore generale della Carpené Malvolti, “il quadro che abbiamo di fronte non è quello che vorremmo avere. Questo non significa che dobbiamo rinunciare a fare il nostro mestiere. Anzi, è forse questo il momento per migliorare le nostre strategie. Come appunto abbiamo fatto noi con altre aziende del Prosecco, nel definire quello che è a tutti gli effetti il primo accordo triennale tra produttori e imbottigliatori di Prosecco e che è volto a dare equilibrio al mercato”. Ma in Italia di questi accordi equilibratori ci sono solo quelli citati del Prosecco e del Moscato. Per il resto è tabula rasa. Una situazione inammissibile per un Paese grande produttore di vino, con un mercato domestico che da anni accusa un lieve ma netto calo della domanda (-5% nel 2007, secondo l’Osservatorio Ismea/AcNilsen) e che ora vede arrivare grosse nubi sui mercati all’export, per anni valvola di compensazione per i produttori. È di ieri il consuntivo di otto mesi di importazioni di vino degli Usa crollate del 10 per cento. Un dato che la dice lunga su quanto sta accadendo su quel mercato, dove l’Italia, come documenta l’Iwfi, per il momento ha perso “solo” il 4 per cento.

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