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Il Sole 24 Ore

II vino italiano in Usa sfida la crisi dei consumi ... Chiusa la sesta edizione del Vinitaly Tour... Il sesto tour americano di Vinitaly organizzato da VeronaFiere conferma l’appeal del vino italiano negli Stati Uniti. Lo dimostrano i 1.500 visitatori nelle tre tappe a Chicago, New York e Washington che fanno da contraltare al calo delle importazioni nei primi 8 mesi dell’anno: una contrazione del volume del 5,6% (sceso a 1,45 milioni di ettolitri) e un aumento del valore (+6,8% a 789,5 milioni di dollari) legato al rally dell’euro sul dollaro. Nel complesso le importazioni negli Usa sono calate d’ell’8,6% a 4,58 milioni di ettolitri.

La tappa conclusiva è stata inaugurata dall’ambasciatore Giovanni Castellaneta che ha detto: “Questo è un mercato immenso con enormi margini di crescita”. Soddisfatto anche il direttore generale di VeronaFiere, Giovanni Mantovani, che ha sottolineato “la qualità del pubblico che fa ben sperare in vista della prossima edizione di Vinitaly in aprile e soprattutto per il futuro delle aziende italiane in Nord America”. A cominciare dalla presenza di Ionia, un importatore statunitense che lavora in 39 Stati della federazione: “Siamo curiosi di scoprire nuove etichette - dice Nathan Woodhouse - e per il momento la crisi non ci preoccupa”. Così come non sembrano preoccupati i tanti produttori che vedono negli Stati Uniti grandi opportunità di crescita: le previsioni dicono che i consumi cresceranno del 4% l’anno fino al 2012, mentre nel 2007 sono state stappate 340 milioni di casse (da 9 litri l’una). Meno tranquillo invece Pietro Cavallo, importatore, vice presidente di Wine Project: “II tracollo non c’è, ma registriamo una riduzione degli acquisti, soprattutto tra le enoteche”.

Tra le 40 aziende che hanno partecipato alla missione (quasi interamente autofinanziata) cantine affermate come Gaja e Villa Sandi (della famiglia Moretti Polegato); produttori emergenti come la ligure Altavia di Dolceacqua (un’azienda da 30mila bottiglie l’anno); ma anche etichette in cerca di affermazione oltreoceano da Avide a Domini Veneti (cantina di Valpolicella che ha l’obiettivo di far “innamorare gli americani dell’Amarone”) a Montalto, produttori siciliani attivi nel Nord Europa “in cerca di un distributore negli Usa” racconta Enrico Gobino perché “Chicago ha più consumatori di tutta la Svezia”. L’obiettivo sarebbe adesso quello “di aumentare questi eventi internazionali: “sono una formula vincente” aggiunge Camillo Cametti consigliere di VeronaFiere.

L’appuntamento organizzato da VeronaFiere ha permesso anche ai produttori di confrontarsi con i ristoratori italiani in America con l’obiettivo di migliorare il “gioco di squadra per spingere il made in Italy”. “Il nostro compito - dice Gianfranco Sorrentino proprietario del Gattopardo a New York e presidente del gruppo ristoratori italiani - è educare al consumo. Spiegare le qualità dei nostri prodotti, ma diventa tutto più difficile quando facciamo brutte figure come quella del Brunello, dell’olio contraffatto o della mozzarella alla diossina”. Sulla stessa lunghezza d’onda anche Stefano Terzi, proprietario nella Grande Mela di “Viceversa” ed
“EtceteraEtcetera”: “Per il momento il made in Italy va bene, ma la crisi sta cambiando il modo di consumare. Si spende meno, si beve il vino al bicchiere e si fa attenzione alla scelta delle bottiglie”. Diventa quindi centrale la promozione del prodotto “perché chi fa un sacrificio - continua Terzi - vuole bere e mangiare qualcosa di davvero particolare”. Con un eccezione: “I consumi sono aumentati nella settimana del crollo di Lehman Brothers, come se la gente volesse bere per dimenticare”. Più preoccupato invece Sorrentino che tra i suoi clienti ha proprio Richard Fuld, l’ex numero uno della,banca d’affari fallita (“ma negli ultimi due mesi non si è più fatto vedere”) e Paul McCartney (“è vegetariano e beve solo vini toscani”): “Ora c’è l’entusiasmo per Obama, poi ci sarà il Giorno del Ringraziamento e Natale. Il vero impatto della crisi sulla gastronomia si vedrà a gennaio”. Anche per questo le aziende al seguito di VeronaFiere dicono: “Interesse tanto, ma per ora solo parole. Speriamo di chiudere qualche contratto”.

II consumo di vino... Negli Stati Uniti lo scorso anno sono state consumate 340 milioni di casse pari a 30,6 milioni di ettolitri

Le importazioni... Nei primi 8 mesi dell’anno le importazioni di vino negli Usa sono calate dell’8,6% a 4,58 milioni di ettolitri, in calo del 5,6% l’acquisto di vini italiani sceso a 1,45 milioni di ettolitri

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