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Il Sole 24 Ore

Quegli scioperi indigesti al made in Italy ... Eh, signora mia, è lo sciopero proclamato dal ministro dell’agricoltura Luca Zaia, il quale per le festività natalizie ha esortato tutti gli italiani a comprare i prodotti tipici della nostra tradizione, evitando quei beni che, come l’ananas e i frutti tropicali, nulla hanno a che spartire con essa. Il ministro, poi, lega queste esortazioni a comprare italiano sempre ad avvertimenti nemmeno troppo subliminali sulla presunta pericolosità delle merci estere. Scoppia la crisi dei suini irlandesi infettati? Ecco il ministro che proclama: “La carne italiana è buona, quindi gli italiani devono consumare il più possibile prodotto italiano di prossimità , tanto più nel caso della carne suina che è un prodotto autoctono”. E i porcelli tedeschi o francesi? Si appropinquano le festività? Il Nostro ricorda a tutti di mangiare le specialità dolciarie e i prodotti da forno caserecci “sicuri e genuini”. La sacher viennese non lo e? Persino quando ha parlato dei frutti tropicali il titolare dell’Agricoltura ha menzionato i pericolosi diserbanti e i prodotti chimici utilizzati nei paesi produttori. E non si tratta di dichiarazioni estemporanee, ma di comunicati stampa virgolettati facilmente reperibili sul sito ufficiale Agricoltura italiana on line. Ma se solo i cibi italiani fossero veramente sicuri, non bisognerebbe prendere ben altri provvedimenti? Signora mia, c’è protezionismo in giro. Il presidente della regione Veneto si lamenta che la Rai non pubblicizzi il prosecco (ottimo,peraltro,io adoro lo spritz) come alternativa allo champagne e chiede un intervento del governo. Quella stessa Rai che ci nega il concerto di fine annodi Vienna, gustato da ben 60 paesi al mondo, per propinarci quello della Fenice di Venezia (buona orchestra, ma anche James Bond viene meglio recitato da Sean Connery che da Enrico Montesano). Insomma, seppur nel solito nostro modo all’amatriciana, s’avanza un protezionismo strisciante che, da quando il ministro Giulio Tremonti ha abbassato la vis polemica contro la Cina (evidentemente non era una minaccia così impellente come la dipingeva in campagna elettorale), ha preso altre vie. Eppure, proprio nel periodo in cui c’era Lui, nel 1930, la legge Smoot-Hawley alzando le tariffe americane, contribuì a far sì che il crollo di Wall Street del 1929 diventasse la Grande Depressione, innescando una guerra commerciale che depresse gli scambi. Ma la storia sembra non insegnare mai abbastanza. Prendiamo gli entusiastici commenti del ministro sull’export alimentare italiano pronunciati proprio mentre esultava sui cali di consumi di ananas: cosa direbbe se i suoi colleghi degli altri paesi cominciassero un fuoco di sbarramento sull’invasione di cibo proveniente da un paese con episodi di contraffazione e adulterazione come l’Italia? Giustamente, non sarebbe contento. Così come non lo fu la Corte di giustizia europea, che nel 1982 condannò il governo irlandese per la sua campagna pubblicitaria “Buy Irish” considerata un impedimento alla libera circolazione delle merci garantita dall’art. 30 del trattato Ue. Signora mia, ci vorrebbe un bel giudice che si accorgesse della campagna “comprate italiano” ...

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