02-Planeta_manchette_175x100
Allegrini 2024

Il Sole 24 Ore

Champagne da vip con mortadella ... “Io c’ero”. Sembra essere questo il leit-motiv di molti prodotti agroalimentari e gastronomici di questi giorni. “Io c’ero” al G8 in Abruzzo, a pranzi, cene, merende, happy hour e chi più ne ha più ne metta. Aziende di vini, formaggi, salumi, caffè e di ogni altro ben di Dio stanno invadendo giornali, siti, radio e tv con questo messaggio.
Di primo acchito verrebbe da rispondere: “Chissenefrega”, soprattutto perché, incredibile ma vero, sembra quasi che i prodotti made in Abruzzo, che avrebbero dovuto essere i protagonisti, siano diventati i comprimari. Forse gli artigiani del cibo e i viticoltori abruzzesi non hanno sfruttato la ghiotta occasione, come invece hanno fatto tanti loro concorrenti, avvezzi ad apparire. Certo non potevano sfruttare l’occasione di pubblicizzare lo straordinario aglio rosso di Sulmona, considerate le fobie gastronomichc di Silvio Berlusconi, ma la pasta, i vini, tra i più blasonati (Montepulciano d’Abruzzo, Trebbiano), certamente sì.
Al di là di questo aspetto, se vogliamo contingente al G8, da sempre c’è l’abitudine di strombazzare ai quattro venti la presenza di prodotti sui tavoli dei potenti o dei vip, quasi a trasformarli in “intenditori” da imitare, ovvero far sì che il consumatore possa pensare: “Quel vino è stato assaggiato da Obama, quel formaggio è il preferito di Sarkozy, quel caffè è apprezzato da Medvedev...”.
Insomma si sfrutta il simbolo, ma gratta, gratta quanti di questi vip utilizzati come “medium” sanno bere e mangiare? Vale la pena di ricordare che negli anni Ottanta, mentre era luogo comune pensare che lo champagne Krug avesse punte alte di consumo nei locali vip di New York, Londra o Parigi, in realtà segnava il record in un’osteria nei pressi del mercato del bestiame di Modena (oggi non c’è più), servito con panino alla mortadella. Nello stesso periodo un altro famoso champagne, allora sconosciuto, venne segnalato da un magazine quale preferitoto da uno dei più noti imprenditori italiani che, a detta pure degli amici, non lo aveva mai assaggiato. E fu boom, ma durò l’espace d’un matin. A Modena invece il calice di Krug non solo resiste con il panino, ma ci sono tuttora fanatici (un commercialista) che sorseggiano solo quell’etichetta.
La cartina di tornasole sulle scelte dei vip in genere (ci sono anche le eccezioni) è offerta, almeno in Italia, dai ristoranti che essi frequentano, immortalati in foto e citati negli articoli dei magazine di gossip. Non è mai la qualità preesistente della cucina a crearne la notorietà, ma solo la loro presenza, usata per attrarre il cliente sprovveduto che vuol cenare vicino all’attore o al calciatore famoso o, ultimamente, al politico. Poi la compagnia di giro cambia posto... e al comune commensale non resta che il cerino del conto del locale, divenuto noto all’insegna di mangiar male e bere-peggio. Sine qua non semper.

Copyright © 2000/2024


Contatti: info@winenews.it
Seguici anche su Twitter: @WineNewsIt
Seguici anche su Facebook: @winenewsit


Questo articolo è tratto dall'archivio di WineNews - Tutti i diritti riservati - Copyright © 2000/2024

Pubblicato su