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Il Sole 24 Ore

Aiuti illegali all’agricoltura francese ... Le imprese dovranno restituire allo stato quasi mezzo miliardo... Concorrenza. Parigi si arrende alla Commissione europea: recupereremo i fondi 1992-2002 contestati... Ammonta alla bellezza di 500 milioni di euro la somma che i coltivatori di frutta e verdura francesi dovranno restituire allo stato per gli aiuti pubblici ottenuti illegalmente tra il 1992 e il 2002. Quelle sovvenzioni, rese disponibili oltre ai normali contributi europei, hanno rappresentato un ostacolo alla libera concorrenza all’interno dell’Unione europea, a scapito soprattutto di italiani e spagnoli, i principali rivali dei francesi nel settore. È quanto ha stabilito, in realtà da mesi, Bruxelles. Dopo molti tentennamenti e rinvii, anche il governo francese ha accettato questo dato di fatto. E il suo conseguente corollario: i produttori dell’ortofrutta devono restituire quei soldi allo stato.

Lo ha ammesso ieri Bruno Le Maire, ministro dell’agricoltura, in un’intervista al quotidiano Le Parisien, ribadendo poi su France 2, la principale tv pubblica, la necessità di quei rimborsi, sempre con evidente imbarazzo.
Sì, perché gli agricoltori rappresentano nel paese una casta potente e arciprotetta, soprattutto da parte dei governi di centro-destra, come quello attuale, ricambiati dal fedele sostegno del mondo agricolo al momento delle elezioni. Lo sa bene lo stesso Nicolas Sarkozy, che nelle presidenziali del 2007 ottenne una pioggia di voti proprio nella Francia profonda, più agricola e conservatrice.
La decisione di Parigi di andare incontro alle richieste della Commissione europea appare così come una sorta di tradimento politico agli occhi dei rappresentanti dell’agricoltura francese.
Quegli aiuti (che in realtà, secondo le stime comunitarie, ammontano a 338 milioni di euro, ma con gli interessi accumulati negli anni si arriva a sfiorare quota 500) erano stati inizialmente previsti sotto forma di interventi di emergenza a causa di cattivi raccolti e condizioni climatiche avverse. Nel tempo, però, le sovvenzioni straordinarie si sono consolidate come definitive, almeno fino al 2002, utilizzate un po’ per tutto: dall’acquisto di celle frigo a quello di trattori, passando per le campagne di promozione all’estero.

Dopo sette anni di un’interminabile inchiesta, lo scorso febbraio la Commissione europea ha deciso di imporre la restituzione di quegli aiuti da parte dei produttori. Il governo francese doveva replicare entro la fine di luglio: la sua risposta è arrivata con una lettera inviata dal ministro Le Maire il 29, in extremis, dove sostanzialmente Parigi, dopo aver a lungo rifiutato di accettare la richiesta dei funzionari europei, ha detto di sì. Il governo avrebbe dovuto altrimenti pagare multe assai salate.
“Sono anni - ha sottolineato il ministro Le Maire - che rinviamo la soluzione di questo problema. Ora basta: dobbiamo costruire un nuovo rapporto con la Commissione europea”. Aggiungendo che “i produttori dovranno procedere al rimborso delle sovvenzioni”.
Proprio nei giorni scorsi molti di loro avevano protestato per la crisi del settore (le quotazioni di frutta e verdura sono ora inferiori in Francia alla media del periodo 2004-2008 di almeno il 30%). Il ministro ha detto di essere cosciente del contesto attuale e che la situazione sarà esaminata caso per caso, con la possibilità di rateizzare i pagamenti.

Non solo: secondo Le Maire i coltivatori dell’ortofrutta dovranno rimborsare meno dei 500 milioni di euro previsti. Il governo ha già presentato l’8 aprile scorso un ricorso alla Corte di giustizia europea per contestare la somma stimata dalla Commissione.
Sta di fatto che qualcosa gli agricoltori dovranno pagare. Francois Lafitte, però, non la pensa assolutamente così. Alla guida della Fédécom, l’associazione di categoria dell’ortofrutta francese, ieri ha dichiarato che “non pagheremo neppure un euro di quei soldi, anche perché non possiamo. Se fossimo costretti a farlo, i due terzi delle nostre aziende andrebbero incontro al fallimento”. Lafitte scarica la responsabilità di tutta la vicenda sui governi francesi che si sono succeduti dal 1992 al 2002, che sapevano benissimo come quei contributi fossero utilizzati, senza per questo essere mai intervenuti. La polemica, di sicuro, non finirà qui.

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