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Il Sole 24 Ore

Bollicine nostrane? ... Spumante o champagne? O meglio spumante metodo classico o champagne metodo champenoise? Una querelle sempre attuale, in special modo durante le festività, sebbene le bollicine griffate fortunatamente ormai siano destagionalizzate. A dir il vero sono sprecate per un brindisi a fine pasto e stridenti con il il dessert, molto più adatte a tutto pasto o per aperitivo. Queste sono le uniche tipologie con le quali si può fare il confronto tra Italia e Francia, mentre è davvero blasfemo mettere a confronto quei dati che, ultimamente girano trionfalmente: 330 milioni di bottiglie made in Italy contro 270 milioni di champagne, quasi un derby. Con tutto il rispetto per lo straordinario successo mondiale del Prosecco, dell’Asti e di altre bollicine nostrane siamo in presenza di vini diversi, con metodi differenti e uve dissimili. E soprattutto di prezzi agli antipodi: dai 2,5 euro di uno spumante nostrano si passa a 2.500 euro di uno champagne millesimato. Anche il totale in valore ha la sua importanza nella bilancia commerciale, anzi di più. Sarebbe più corretto confrontarsi con le cifre dello spumante tedesco (sì, proprio con i tedeschi) o con gli spagnoli. Trovo il paragone tra spumante classico (Franciacorta, Trentino, Oltrepò pavese) e lo champagne squilibrato anche perché, se in molti casi sono ottenuti dagli stessi vitigni, provengono da territori assai diversi. Dove sono i talebani dell’origine? Perché non vale in questo frangente? Non ho mai sentito mettere a confronto le cifre del barolo con quelle del Bordeaux. Mentre sappiamo che lo stesso vitigno nebbiolo produce un vino nel territorio Barbaresco che è assai diverso da quello ottenuto nel territorio Barolo. Dunque lasciamo le disfide dei numeri, così poco significative e cerchiamo di sfruttare per gli spumanti e per gli champagne accostamenti e momenti a seconda delle loro caratteristiche organolettiche e di prezzo. Certo, pochi possono permettersi etichette quali lo straordinario Krug Clos d’Ambonnay 1996, appena uscito, o Dom Perignon Enoteque 1995, ma siamo al top mondiale, Maison con secoli di storia. Eppure, guarda caso, queste due aziende hanno in Italia i maggiori tifosi e acquirenti: per Krug fino allo scorso era il primo mercato, oggi il secondo. Ciò non toglie che anche in Franciacorta e in Trentino non ci siano grandi millesimati con ormai alle spalle una indiscussa continuità: Franciacorta Cuvèe Annamaria Clementi 2002 di Cà del Bosco, Franciacorta Extra brut riserva V. Moretti 2002 di Bellavista, Franciacorta Extra brut Comari del Salem 2004 di Uberti, Trento brut Riserva del Fondatore 2000 di Ferrari. Non solo, ci sono anche spumanti quali Giacosa brut di B. Giacosa eccellenti e con un rapporto qualità prezzo davvero interessante. Cosa li differenzia dai francesi e viceversa? Uno stile decisamente singolare, i diversi territori, le tecniche di cantina, la notorietà mondiale di marca. Anche il prosecco ha un suo stile, un suo gusto (può piacere o meno) che lo rende unico, per questo ha successo in Italia e all’estero. Ci sono diverse eccellenti etichette fra cui Valdobbiadene Grave di Stecca brut 2008 di Nino Franco; Prosecco extra dry Giustino B. di Ruggeri&C., Prosecco di Valdobbiadene superiore di Cartizze brut 2008 di Follador, Prosecco extra dry vigna del baffo di Agostinetto. Sine qua non.

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