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Il Sole 24 Ore

Dalla Bekaa uno Château Doc ... Guerrouane, Les Coteaux de l’Atlas, Beni M’Tir. Sono alcuni dei più rinomati vini del Marocco. Gli esperti li considerano in grado di competere con la migliore offerta mondiale, sia europea sia degli altri paesi emergenti. Prodotti dai vigneti che si trovano alle pendici dell’Atlante, all’incrocio dei climi oceanico e mediterraneo, i vini del Marocco hanno un re, Brahim Zniber, che attraverso il gruppo finanziario Diana Holding controlla la più importante azienda produttrice privata, Les Celliers de Meknès, alla quale è riconducibile l’80% del mercato locale, circa 30 milioni di bottiglie all’anno. Nonostante le proibizioni religiose, il consumo di vino in Marocco è stimato in 35 milioni di bottiglie nei dodici mesi. Fès e Meknès sono l’epicentro della produzione, e la tendenza dei vignaioli locali è di migliorare costantemente la qualità e di affermarsi sempre di più sui mercati internazionali. Quello del Marocco non è un esempio isolato. I paesi della riva Sud del Mediterraneo si stanno riappropriando di quella che era una loro antica ricchezza. Verso la metà del secolo scorso Algeria, Marocco, Tunisia producevano infatti grandi quantità di vino, destinato prevalentemente all’export in Francia. Poi il declino, in alcuni casi per motivi religiosi, in altri per l’incapacità di creare una filiera dell’export e di fronteggiare la concorrenza di altri produttori mondiali emergenti. Un problema, quello della ricostituzione di una filiera, che tiene banco soprattutto in Algeria. La produzione locale cresce del 10% all’anno, ma riparte da livelli molto bassi, 400mila ettolitri, quasi tutti di produzione statale, un livello che sembra lontano anni luce dai 22 milioni di ettolitri che si producevano negli anni 30. Tra i privati, che si fanno lentamente strada, si segnala la società Les Grand Crus de l’Ouest. A fare da traino per un rilancio della filiera vitivinicola algerina c’è l’obiettivo di raggiungere nuovi grandi mercati di consumo, come gli Stati Uniti, dove il vino diventa sempre più di moda. Poche soddisfazioni dal mercato interno e buoni risultati nell’export, invece, per la filiera vitivinicola libanese. Da qualche anno a questa parte si assiste a una rinascita del settore. Il Libano ha prodotto circa 7 milioni di bottiglie nel 2009, ne produceva circa 6 milioni nel 2005. Château Ksara, Kefraya, Musar, tutte varietà coltivate nella valle della Bekaa, sono le più imnportanti denominazioni. Si produce soprattutto per l’export in Europa e negli Usa. Il consumo interno, infatti, soffre la concorrenza dell’arak, la tradizionale bevanda alcolica libanese. Ma il mercato globale è lì, in attesa di nuovi protagonisti. Anche nel vino.

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