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Il Sole 24 Ore

Il mondo del vino sposa l’architettura ... Cantine da archistar. Dall’Alto Adige fino alla Sicilia si moltiplicano le realizzazioni di edifici firmati... L’architettura contemporanea spinge il turismo e non di rado suggerisce nuovi itinerari di scoperta anche nel nostro Paese. Centri benessere, musei aziendali, luoghi legati alla ristorazione ma soprattutto le cantine vinicole richiamano visitatori lungo le coste e nell’entroterra, in Alto Adige e in Veneto, dall’Emilia Romagna al Molise, alla Sicilia. “In Toscana, a distanze di una ventina di chilometri l’una dall’altra, ci sono quattro cantine disegnate da Gae Aulenti per i fratelli Antinori, dal francese Jean-Michel Wilmotte chiamato da Ambrogio e Giovanni Folonari a Bolgheri, dallo svizzero Mario Botta per la cantina Petra e da Renzo Piano, che ha firmato la cantina Rocca di Frassinello. Nomi - racconta Giampaolo Pioli, presidente dell’associazione Città del Vino e sindaco di Suvereto - che si stanno inanellando in questo territorio, rendendo ancora pùi attrattive le colline maremmane”. Il mondo del vino sposa l’architettura e fa del design la sua prima etichetta: marketing aziendale con landmark che richiamano visitatori anche astemi. Negli ultimi dieci anni si sono moltiplicate le nuove cantine frutto di incontri tra committenti illuminati e architetti attenti al luogo e allo stesso tempo innovatori, in stretto dialogo con enologi e specialisti del settore. In occasione del prossimo Vinitaly di Verona (9-12 aprile) è in calendario un appuntamento dedicato proprio all’architettura nelle terre del vino, un confronto per lo sviluppo dì un nuovo turismo, che vedrà tra gli ospiti lo stesso Pioli, ma anche alcuni architetti come Filippo Bricolo, Marco Casamonti e Edoardo Milesi. “In tutto il mondo il binomio architettura e vino è diventato di grande attualità grazie al coinvolgimento delle star dell’architettura, come Steven Holl, Herzog & De Meuron, Santiago Calatrava o Frank Gehry. In Italia - racconta Edoardo Milesi - stiamo lavorando per proporre soluzioni che innovino la tipologia rurale. Nel tempo non è cambiato il modo di fare agricoltura ma il modo di vivere l’attività agricola, per questo lavoriamo costantemente sul rapporto tra edifici e spazi esterni”. Proprio il dialogo con la natura è il dna delle nuove cantine italiane, come si vede nella cantina sociale di Termeno (Bolzano) firmata da Werner Tscholl o nella cantina Ammiraglia realizzata su progetto di Piero Sartogo e Nathalie Grenon a Magliano (Grosseto), entrambe ultimate da pochi mesi. Per la cantina sociale voluta dai 290 viticoltori altoatesini Tscholl ha realizzato una scultura integrata nel paesaggio naturale, un reticolo metallico, verde, mimetico, che avvolge la struttura esistente. “Non è un volume ordinario - spiega l’architetto - ha poche finestre. La struttura, che riprende la sagoma di una vite, è stata realizzata con profili in alluminio, tutti diversi uno dall’altro, tagliati a laser: sono prodotti industriali assemblati in loco, una trama che anticipa il vero involucro dell’edificio che è in vetro nero”, Internamente l’ambiente è caldo, rivestito in legno di rovere e in cemento colorato rosso. A Magliano lo studio Sartogo ha optato per una soluzione che come “un lembo di terra si solleva e apre un sottile e longilinea fessura nel declivio naturale del terreno”. Se a Termeno la cantina sociale aveva chiesto all’architetto un “edificio speciale”, un biglietto da visita per chi arriva in paese, in questo caso la committenza ha esplicitato la necessità di “una cantina con una ventilazione naturale, così - spiega Nathalie Grenon - abbiamo realizzato una cantina non completamente chiusa, che diventa anche un punto privilegiato per apprezzare il paesaggio intorno”. La Cittadella del vino di Mezzocorona (Trento) firmata dallo studio dell’architetto veneziano Alberto Cecchetto è stata premiata a novembre 2009 come cantina dell’anno dalla rivista Wine Enthusiast: rivoluzione tecnologica sotto il profilo produttivo ma anche rispetto dell’ambiente e soluzioni innovative. Dal Veneto alla Basilicata sono centinaia i piccoli interventi come quello firmato a Custoza dallo studio Bricolo-Falsarella che ha realizzato una cantina dove dominano i marmi veronesi, o quello di Nova Siri (Matera) firmato dal giovane studio milanese Onsitestudio. Sartogo Associati ha realizzato tre cantine in Toscana, e altre tre le ha firmate lo studio Milesi: Collemassari sulle pendici dell’Amiata, Poggio Bello vicino a Cortona e Avignonesi nella Val di Chiana, la prima è realizzata, la seconda in costruzione e la terza in fase di progettazione. “Fino a 25 anni fa l’architettura rurale non era tenuta in considerazione: per le cantine si costruivano grossi cassoni in cemento armato - continua Grenon - oggetti fuori scala in mezzo alla campagna, senza rapporto con il contesto”. Ma l’architettura può essere un plus per il paesaggio: l’hanno capito i committenti privati, le amministrazioni dei piccoli comuni e i turisti che premiano i buoni progetti cresciuti spesso fuori dai circuiti delle grandi città. È un laboratorio di successo quello dei micro-interventi in agricoltura, volti alla rigenerazione del paesaggio naturale, attenti all’essenza dei luoghi. Se archistar come Gehry hanno esportato in campagna landmark che ricordano la scultura dinamica del museo di Bilbao, la lezione italiana insiste sulla personalizzazione del design: “L’esperienza internazionale insegna che il contenitore non deve mai fagocitare il contenuto - aggiunge Pioli -. Per quanto riguarda le cantine, innovazione tecnologica e design contemporaneo devono sempre rispettare il prodotto che si va a creare”.

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