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Il Sole 24 Ore

Il Piemonte minaccia di lasciare la barbera sui tralci per protesta ... Settore in crisi per invenduto e prezzi bassi... Manifestazione di piazza ad Asti il 2 settembre e richiesta di aiuti al governo per distillare 220mila ettolitri eccedenti... La vendemmia si preannuncia ricca e abbondante. Ma nel sud Piemonte dove Confagricoltura ha stimato un potenziale aumento delle quantità raccolte pari al 10% sul 2009, dietro alla sola Umbria (+15%) c’è anche chi pensa di lasciar marcire i grappoli sui filari. Filari talvolta nobili, come quelli di barbera, brachetto, dolcetto. “Troppo costosa la raccolta, troppo bassi i prezzi che ci vengono praticati, troppe rimanenze dagli anni passati”, denuncia Giulio Porzio, presidente della Vignaioli, piemontesi, la più grande organizzazione di produttori vitivinicoli d’Italia con 49 cantine cooperative e 8mila aziende; insieme all’allarme vendemmia, l’ente ha indetto una manifestazione ad Asti per il 2 settembre: “Vogliamo portare i produttori in piazza per far capire all’opinione pubblica che anche il nostro settore soffre. E rischia di sparire”. Dietro alla crisi di uno dei distretti vinicoli più importanti d’Italia c’è un circolo vizioso che potrebbe investire anche altre aree. Punto di partenza la contrazione generalizzata dei consumi, che per ora nel vino ha punito soprattutto chi non stava né al top né alla base della gamma: è così che tra le barbere d’Asti e del Monferrato, i dolcetti del sud Piemonte e il brachetto negli ultimi 3-4 anni si sono accumulati 220mila ettolitri di vino invenduto, che oggi giace nelle cantine. Un pesante fardello, che indebolisce strutturalmente il mercato e finisce per far precipitare le quotazioni delle uve all’ingrosso: per la vendemmia 2010 si prevedono gli stessi prezzi (bassi) del 2009, quei 20-40 centesimi al chilo che “bastano a coprire appena i costi di raccolta”, denunciano i Vignaioli piemontesi: “In queste condizioni, chi deve far ricorso alla manodopera ci penserà due volte. A qualche produttore converrà non vendemmiare e cercare di vendere le eccedenze degli anni passati”. Proprio le eccedenze stanno mettendo in difficoltà anche uno dei vini più nobili del sud Piemonte, la Barbera d’Asti: nonostante nei primi cinque mesi del 2010 i consumi siano cresciuti del 19% sul 2009, le rimanenze delle annate 2006-2007, pari a circa 100mila ettolitri, stanno inchiodando le uve alle quotazioni degli anni passati. I produttori qui non puntano il dito contro l’industria (tra i firmatari dell’appello c’è anche il Consorzio di tutela vini d’Asti e del Monferrato, che raduna anche alcuni grandi imbottigliatori), ma più in generale contro il sistema che determina il prezzo, e che vede in primo piano la grande distribuzione: “Dalla vendemmia 2008 la Barbera d’Asti ha ottenuto la Docg - spiega il presidente del consorzio, Enzo Gerbi - ma di fatto l’invenduto degli anni precedenti, quando eravamo ancora Doc, ci impedisce di cogliere tutti i vantaggi della denominazione garantita. È un paradosso ora che i consumi sono in ripresa”. Come uscirne? Secondo i produttori, l’unico modo è la distillazione dell’invenduto, estraendo dal vino composti alcolici da trazione (biofuel) o altri prodotti per uso industriale. La distillazione sta al vino come la rottamazione sta all’auto, e secondo la Vignaioli piemontesi togliendo dalle cantine i 180mila ettolitri di barbere e i 40mila di brachetto e dolcetto si potrebbe ripartire da capo, riaccendendo le trattative per i listini: “Per la distillazione delle rimanenze conclude Porzio basterebbero 18 milioni, pari a circa 20 centesimi al litro. La Regione ne ha già reperiti due, adesso tocca al governo fare la sua parte per salvare un settore che dà lavoro a 12mila famiglie solo in Piemonte”.

Lo scenario

220mila gli ettolitri di vino invenduto. Per i Vignaioli piemontesi, associazione che raggruppa 49 cantine sociali e 8mila aziende, la prossima vendemmia rischia di essere triste. L’invenduto degli anni passati influirà sui prezzi già bassi riconosciuti ai produttori.

18 milioni le risorse per distillare. Una soluzione per uscire dalla situazione di crisi sarebbe di distillare i 220mila ettolitri di vino (l80mila di barbera e 40mila di brachetto e dolcetto), ma servono 18 milioni. La regione ne ha messi 2, pergli altri si chiede aiuto al governo.

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