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Il Sole 24 Ore

Le cantine di Pechino si riempiono di Bordeaux ... Nel primo semestre l’export del vino francese verso il paese ha superato quello per Germania e Inghilterra... Anche i produttori italiani non stanno a guardare: nei primi mesi dell’anno esportazioni verso l’Oriente cresciute del 70%... Si dice che ai piani alti dei grattacieli di Pudong, spuntati come funghi negli ultimi anni, i nuovi ricchi di Shanghai amino sorseggiare i rossi d’annata con qualche cubetto di ghiaccio di troppo. Certo, ci sarà tempo per imparare le buone maniere e per capire che un vino corposo non va tracannato tutto d’un fiato come se fosse Baijiu, il locale distilato di riso o sorgo. Del resto i cinesi hanno mostrato di essere particolarmente rapidi ad adeguarsi a certi usi e costumi occidentali. Intanto però iniziano a riempire le cantine, naturalmente non con vini qualunque. Quelle di Bordeaux, per esempio, sono le bottiglie più amate tra Pechino e Hong Kong, al punto che nel primo semestre del 2010 il mercato cinese ha superato in valore quello britannico e quello tedesco per diventare il principale punto d’approdo per le esportazioni del più famoso fra i “terroir” francesi. Novanta milioni di euro, che i più facoltosi frai cinesi hanno speso rincorrendo soprattutto le etichette più prestigiose, così come fanno da tempo con le griffe della moda. L’altra faccia del fenomeno sono i prezzi, che a causa della domanda cinese vanno negli ultimi tempi sempre più gonfiandosi. Lo scorso luglio la casa specializzata Hart Davis Hart Wine & Co. Ha iniziato a vendere in anticipo lo Chateau Lafite Rotschild 2009, uno dei più noti Borleaux, a 18mila dollari alla cassa. L’asta è andata subito esaurita e adesso il prezzo è già salito a quota 23mila, cioè 1.900 dollari a bottiglia. E tutto questo grazie proprio alla forte domanda dei commercianti di Hong Kong, che puntano a rivendere il vino in Cina a prezzi stellari nel 2012, quando sarà imbottigliato. Anche i produttori italiani hanno fiutato l’affare e non stanno certo a guardare: il padiglione dedicato al nostro Paese all’Expo di Shanghai ha riservato un’intera parete al vino. I visitatori cinesi amano soffermarsi di fronte a bottiglie ed etichette, così come fanno la coda per vedere i più famosi e riconoscibili marchi del “made in Italy”. E che l’industria vinicola italiana stia puntando sempre più verso est lo dimostra anche una ricerca del gruppo Montepaschi che evidenzia come nei primi mesi di quest’anno l’export verso la Cina sia cresciuto del 70 per cento. L’incremento è naturalmente favorito dalla piccola base di partenza e riguarda soprattutto il valore e meno i volumi, a testimonianza di quanto quello cinese sia per ora un mercato di qualità, così come l’export di massa si concentra invece verso altri paesi come la Russia. Per vedere anche le grandi quantità occorrerà attendere la diffusione del gusto del vino anche all’interno della nascente classe media cinese. E magari servirà anche battere la concorrenza dei viticoltori locali, che già da qualche anno producono con tecniche francesi Cabernet e Merlot nelle provincie orientali di Shandong, e in quelle nord occidentali di Gansu, Xinjiang e Ningxia.

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