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Il Sole 24 Ore

Etichetta “chiara”, primi dubbi Ue sulla normativa ... Perplessità sull’applicabilità delle regole... Galan: forniremo le informazioni De Castro: ora facciamo squadra... Strappo tra Commissione europea e Italia sull’etichetta trasparente: ieri il portavoce del commissario Ue alla salute John Dalli, ha annunciato che chiederà chiarimenti all’Italia sulla legge che rende obbligatoria l’etichetta d’origine per tutti i prodotti alimentari. Non è uno stop alla legge (approvata appena 24 ore prima e non ancora pubblicata sulla Gazzetta ufficiale), ma la reazione immediata dà forse la misura dell’irritazione di Bruxelles rispetto alla volontà di adottare norme nazionali su una materia di pertinenza europea. “Una celerità sospetta - rileva Paolo Russo, presidente della Commissione agricoltura della Camera - che mette a nudo l’entità degli interessi in gioco”. “Un errore perseguire l’obiettivo per via nazionale - stigmatizza Paolo De Castro, presidente della commissione agricoltura dell’Europarlamento - ma ora avviamo una strategia italiana sul doppio binario Strasburgo Bruxelles”. Tranquillizzante il ministro delle Politiche agricole, Giancarlo Galan, secondo cui “la legge è assolutamente coerente e rispettosa delle regole comunitarie. Le norme non violano l’ordinamento comunitario e per questo siamo disposti a fornire tutte le informazioni che la Commissione europea dovesse ritenere utili”. Difatti ieri Galan ha subito aperto una linea di comunicazione con il commissario all’Agricoltura, Dacian Ciolos, e con De Castro. In dettaglio, Bruxelles avanza dubbi sulla conformità con le norme comunitarie per quanto riguarda i prodotti trasformati. “Se per la carne fresca - ha spiegato Frederic Vincent, portavoce di Dalli - la legge italiana sull’etichettatura obbligatoria dei prodotti alimentari anticipa un regolamento che dovrebbe entrare in vigore in tutta l’Ue, per i prodotti trasformati la normativa italiana pone dei problemi perché va al di là di quanto previsto dalle norme comunitarie”. Per quanto riguarda la carne si profilerebbe la possibilità di raggiungere un accordo politico in Consiglio dei ministri Ue della Salute del 14 febbraio per l’etichettatura d’origine non solo per la carne bovina, ma anche per quella di maiale, per il pollame e perla carne ovina. Il regolamento potrebbe quindi entrare in vigore, dopo l’iter parlamentare, entro il 2013-2014. In questo caso, quindi la legge italiana è considerata un’anticipazione di quanto è tuttora all’esame a livello europeo. Per Bruxelles, invece, il problema si pone per altri prodotti come quelli trasformati per i quali resta sempre la possibilità di etichettatura volontaria, come già largamente utilizzata da molti produttori soprattutto in Italia e Francia. L’Italia comunque non sarebbe, per ora, a rischio infrazione per l’etichetta per i prodotti trasformati. “E troppo presto” per dirlo, ha precisato Vincent. Nell’intento di accorciare le distanze con Bruxelles, Galan, dopo la richiesta del portavoce di Dalli, ha precisato che “la nostra legge si limita a stabilire il principio di ordine generale secondo cui in etichetta va indicata in via obbligatoria l’origine della materia prima agricola utilizzata. Ma non in via immediata e indiscriminata per tutti i prodotti. Elaboreremo infatti per ciascuna filiera (o per ciascun prodotto) un decreto attuativo che prevederà le modalità per l’indicazione dell’origine in etichetta. L’individuazione dei prodotti sarà fatta d’intesa con le componenti della filiera e con il parere delle commissioni parlamentari. Queste regole tecniche saranno notificate di volta in volta alla Commissione europea per l’esame e l’autorizzazione”. Russo non è preoccupato dello strappo con Bruxelles: “Anche una legge nazionale - sostiene - può essere uno strumento di concertazione con l’Europa: come abbiamo fatto con l’olio di oliva. Spero si concluda conio stesso risultato anche la vicenda dell’etichetta trasparente”. Dal fronte europeo, De Castro non trascura il segnale politico italiano, ma sottolinea che “la legge approvata non ha alcuna efficacia. Quelle legittime si costruiscono discutendone prima a Bruxelles e poi legiferando. Tuttavia ora dobbiamo fare squadra con i ministri Galan e Fazio per cercare di recuperare la norma approvata dall’Europarlamento, l’unica che ha legittimità europea. Speriamo passi al prossimo consiglio dei ministri della Salute del 14 febbraio e torni, in seconda lettura, in Europarlamento per il via definitivo. Qui però lavoreremo per unire altri paesi e raggiungere i due terzi dei voti”.

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