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Il Sole 24 Ore

Patto della filiera Chianti per frenare il calo dei prezzi ... Vino. Il consorzio del Gallo Nero studia un’intesa interprofessionale... Le imprese minori sono in difficoltà In 5 anni listini più che dimezzati... Un accordo di filiera per ammortizzare gli effetti delle oscillazioni di prezzo del vino. Il consorzio del Chianti classico, alla vigilia dell’uscita dei decreti attuativi della legge 6i del 2010, che affiderà ai consorzi di tutela e vigilanza anche la gestione delle produzioni, prova a studiare un meccanismo di garanzia per gli operatori di una delle aree vitivinicole più prestigio- se d’Italia.
“Il problema non è nuovo e rappresenta uno dei principali ostacoli che le imprese incontrano per programmare il lavoro e investire”, dice Giuseppe Liberatore, direttore del consorzio a cui aderiscono 615 soci, con 7.300 ettari di vigna docg, 35 milioni di bottiglie prodotte e 250 milioni di giro d’affari aggregato. Negli ultimi cinque anni, il prezzo del Chianti classico sfuso è passato da 350 a 120 euro a quintale, con punte sotto ai 100 euro. Un crollo che sta avendo ripercussioni pesanti per molti operatori. “La crisi ha messo in difficoltà le aziende più piccole e meno strutturate”, spiega Sergio Zingarelli, titolare di Rocca delle Macìe e vicepresidente del consorzio. “Chi vendeva vino sfuso rischia di scomparire - aggiunge - da qui la decisione di provare a individuare un rimedio alle oscillazioni brusche”. Le fluttuazioni del prezzo finiscono per avvantaggiare qualcuno a danno di altri. E il sospetto della speculazione è sempre in agguato. “Per incidere sul fenomeno servono dimensioni più importanti”, commenta Davide Profeti, direttore generale della Castelli del Grevepesa, cantina che raccoglie 130 piccoli produttori e movimenta 25mila quintali di Chianti classico con 9 milioni di fatturato. “Noi rappresentiamo circa 1110% della denominazione, in termini di sfuso commercializzato - aggiunge – ma bisognerebbe arrivare almeno al 25% per riuscire a calmierare davvero l’andamento del prezzo attraverso lo stoccaggio o l’immissione sul mercato”. La fase più delicata, tra l’altro, riguarda l’uva ancora sulla pianta. Se infatti il vino può invecchiare (dopo 4-5 anni un Chianti diventa “Riserva”), i grappoli hanno non più di due settimane per essere raccolti o lasciati andare, come molti agricoltori hanno deciso di fare in occasione dell’ultima vendemmia. “il mercato italiano continua a soffrire e le opportunità di crescita sono legate all’export”, racconta Zingarelli, che è riuscito a chiudere il bilancio 2010 di Rocca delle Macìe con 18 milioni di ricavi (+10%) e un ebitda del 30% grazie proprio alla riduzione dei costi “Quello che oggi avvantaggia un segmento della filiera, domani può penalizzarlo - sottolinea -. E interesse di tutti avere una stabilità e prevedibilità di costi, oltre che di ricavi: ecco perché proviamo a trovare un accordo interprofessionale”. Il tavolo è aperto. L’ipotesi di lavoro riguarda interventi sul prodotto e impegni sul prezzo. In scala locale, qualcosa di simile alla vecchia politica agricola europea, che per decenni ha assicurato reddito agli agricoltori e sviluppo delle produzioni. “Puntiamo a trovare la ricetta giusta entro l’estate”, dice Liberatore. Intanto, il consorzio del Chianti classico ha invitato in Toscana per la prossima primavera i consorzi delle docg di Francia, Spagna e Portogallo, che nei rispettivi paesi hanno già affrontato il problema.

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