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Il Sole 24 Ore

Attenzione all’estero e più competenze ... Renzo Cotarella (Marchesi de’ Antinori) L’enologia made in Italy ha ampi margini di crescita davanti a sé. Ne è convinto Renzo Cotarella, direttore generale della Marchesi de’ Antinori, ma soprattutto vera e propria “eno-star”, un tecnico cioè che seguendo gli investimenti dell’azienda toscana (attualmente si contano sono circa 750 ettari di vigneti fra Cile, Usa, Ungheria e Romania) ha potuto maturare una significativa esperienza internazionale “inventando” vini a latitudini molto diverse. “Certo, la crescita che il vino italiano ha vissuto negli anni ‘90 si è esaurita - spiega Cotarella - ma questo non significa che non ci siano ulteriori margini di sviluppo. I consumi divino calano nei paesi tradizionali, come Italia e Francia, ma al mondo sono invece in crescita. In Cina si stanno piantando molti vigneti e sta emergendo un’attenzione nuova al settore anche nei paesi dell’Est europeo. Non escluderei che nei prossimi anni il vino possa vivere una nuova stagione di sviluppo”. Una nuova fase di crescita nella quale l’enologo può ricoprire un ruolo da protagonista. “Ma deve anche dimostrare di saper allargare la propria sfera di competenze - aggiunge il direttore della Marchesi de’ Antinori -. La professione andrà rivista. Ci sarà sempre l’area della consulenza e la direzione tecnica di cantina. Ma occorrerà occupare anche spazi nuovi, ad esempio allargando la sfera di attività a spazi che in laboratorio prima erano appannaggio dei soli chimici”. Da più parti si sostiene la necessità che l’enologo debba sviluppare le proprie competenze soprattutto nel senso del marketing e degli aspetti commerciali. “Un evoluzione di questo tipo non è semplice ma sarebbe auspicabile - aggiunge Cotarella -. Sarebbe infatti molto interessante coniugare la capacità di saper parlare e descrivere un vino con le solide conoscenze tecniche. In genere, sono ottimista sulle possibilità di sviluppo internazionale della professione dell’enologo. In particolare i tecnici italiani, se mostreranno anche disponibilità a spostarsi, potranno beneficiare anche della grande considerazione internazionale riconosciuta al vino made in Italy”. Secondo Cotarella esiste un vero e proprio italian style nel vino che è legato anche alla capacità di valorizzare il legame fra i territori e le varietà autoctone. “Il connubio fra vitigno e territorio - aggiunge - rappresenta un po’ l’elemento distintivo del made in Italy enologico. Si tratta di un segmento di mercato che ha ampi margini di crescita e che rappresenta, laddove è possibile, come con le varietà Feteasca Neagra in Romania o il Carmenére in Cile, anche il principio che vogliamo sviluppare”.

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