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Il Sole 24 Ore

Il Prosecco e l’autogol delle Doc ... Denominazioni d’origine. L’estensione a nove province mette a rischio la qualità... Il governatore del Veneto Luca Zaia preferisce vedere il lato positivo. “Nel giro di uno-due anni produrremo oltre 350 milioni di bottiglie di prosecco e riusciremo a superare lo champagne”. I produttori, seppur gratificati dai crescenti successi commerciali, cominciano invece a temere che la nuova grande Doc, estesa su nove province, da Vicenza a Gorizia, rischi di trasformarsi in un clamoroso autogol. Anche se tutti concordano sul fatto che la Doc abbia in realtà posto dei confini alla produzione, in precedenza libera ovunque in Europa, l’effetto è stato una forte deregulation degli impianti. Quindi sempre più vigneti e sempre più bottiglie di prosecco, con il rischio di avere tra un paio di anni un eccesso dell’offerta pericolosa sul fronte dei prezzi (attualmente si producono 142 milioni di bottiglie Doc e 64 milioni di Docg). Ora si sta pensando di correre ai ripari. L’assessore veneto all’agricoltura Franco Manzato ha annunciato un giro di vite coniando lo slogan “vigne chiuse”. In sostanza si preannuncia un blocco degli impianti: di anno in anno i consorzi decideranno quante autorizzazioni concedere. “Era ora - sospira Enrico Martellozzo che produce un milione e mezzo di bottiglie con Bellussi - solo quest’anno arriveranno già in produzione 400mila ettolitri in più”. Gli fanno eco tutti i principali produttori, da Bisol (11,9 milioni di fatturato) che solo nei primi tre mesi dell’anno ha visto crescere le proprie esportazioni dell’82%, a Santa Margherita e Carpenè Malvolti, pionieri della produzione di prosecco. Intanto il prezzo all’origine delle uve è raddoppiato e i costi dei terreni sono alle stelle. A Cartizze, nel cuore della Docg che tutela l’area più vocata, si arriva a pagare un ettaro un milione e mezzo di euro.

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