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Il Sole 24 Ore

Da Cibus Tour un aiuto al rilancio dei consumi ... Romano: pronto il decreto per l’etichettatura dell’olio... Al via la vetrina di Parma dedicata alla filiera alimentare... Troppe aziende dell’agroalimentare strangolate dalla crisi italiana dei consumi. Si salvano soltanto i giganti, che hanno maggiore capacità d’innovazione, e quelle imprese che hanno consolidato l’export, spiegano all’unisono gli imprenditori che, da ieri, prendono parte a Cibus Tour, la manifestazione fieristica parmense che intende presentare al consumatore, senza intermediari, le eccellenze alimentari italiane. E spera di contribuire al rilancio dei consumi. “Pensavamo di aver toccato il fondo nel 2010 - spiega Alessio Tomaselli, direttore commerciale del salumificio Boschi di Felino - ma la caduta delle vendite continua. Praticamente dal 15-20 del mese gli acquisti subiscono una brusca frenata a scaffale. Il risultato è che negli ultimi anni due salumifici su dieci hanno chiuso i battenti”. Quale la differenza tra piccoli e grandi? “Le grandi aziende - aggiunge Tomaselli - hanno un polmone finanziario e buona capacità d’innovazione di prodotto e di servizio. Recentemente si nota un maggiore interesse sul prosciutto di Parma: speriamo che questo consenta di poter aumentare il prezzo di quei pochi centesimi necessari per fornire una boccata d’ossigeno ai produttori”. Diversa la situazione del parmigiano Reggiano che, negli ultimi 12 mesi, ha beneficiato di un maxi ritocco dei listini del 30%. “Ora - precisa Giuseppe Alai, vice presidente della Cooperativa Benatta - si tratta di verificare quanto il balzo del prezzo inciderà sulle vendite in Italia. All’estero invece le vendite procedono benissimo”. Lo sforzo sui mercati internazionali è supportato dal Consorzio parmigiano Reggiano con un budget per la promozione che arriva a 8,5 milioni. I produttori vorrebbero però competere oltreconfine con la massima garanzia della qualità. “Dallo scorso 14 dicembre - aggiunge Alai - aspettiamo da Bruxelles la restituzione del disciplinare che impone l’obbligo del confezionamento in zona d’origine ma non si è visto nulla. Probabilmente perché il disciplinare va tradotto nelle 27 lingue della Ue, evitando accuratamente ogni equivoco. Il provvedimento lo aspettiamo dal lontano 2003 e ora dovrebbe arrivare entro aprile, dopo però serviranno 20 giorni per entrare in vigore”. Ma come superare la frammentazione? “Puntando sulle reti d’impresa - risponde Annalisa Sassi, export manager del prosciuttificio Fratelli Sassi - e anche su quei network che consentono di ottenere informazioni sui canali giusti per esportare”. Per Annibale Pancrazio, titolare dell’omonima azienda trasformatrice di pomodoro e legumi, “sulle reti d’impresa si stanno facendo molti annunci ma non vedo ancora quegli incentivi capaci di spingere gli imprenditori a rompere gli indugi e farne parte”. Ieri a Cibus Tour è intervenuto il ministro delle politiche agricole Saverio Romano che, a proposito della tracciabiità, ha annunciato che “già dalla prossima settimana emaneremo il decreto per l’etichettatura dell’olio, poi provvederemo a costituire un tavolo tecnico per il pomodoro e l’ortofrutta. Vogliamo fare una battaglia affinché a livello europeo l’etichettatura possa essere estesa a tutte le produzione agricole”.

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