Caccia grossa ai turisti da shopping ... Dai luoghi storici al vino alle terme tante le microaree alla ricerca di identità... Una rete territoriale per intercettare parte dei tre milioni di persone che ogni anno visitano l’outlet di Serravalle... La collina della battaglia di Waterloo continua a far sognare. È affollata meta di appassionati, nostalgici e curiosi. Ogni anno attrae, in media, 200mila turisti-storici. L’anno scorso sono stati 215mila, desiderosi di rivivere l’epopea dell’indimenticabile (per i francesi, ma non solo) napoleonica. A Marengo, il paese dell’Alessandrino dove si è combattuta la battaglia che nel giugno 1800 aprì l’Italia alle truppe francesi, arrivano alcune migliaia di turisti, soprattutto francesi, si moltiplicano nel giorno della rievocazione della battaglia (quest’anno sarà il 5 giugno). Possono visitare, anche, il Marengo Museum, collezioni d’armi e costumi, hanno a disposizione mappe multimediali, videoproiezioni, parchi. Vicino c’è lo straordinario Forte dei Gavi, a pochi chilometri la cittadella militare di Alessandria. Un percorso storico-culturale che poche zone possono vantare, ma che non è sfruttato a pieno, un potenziale che aspetta da tempo di essere valorizzato. L’abissale differenza tra Waterloo e Marengo fa capire le grandi potenzialità di crescita del turismo nella provincia di Alessandria. Il territorio offre molte opportunità, spesso poco conosciute. Sicuramente, poco collegate: manca, in sintesi, un sistema integrato di offerta e servizi. Si va nell’Alessandrino per i vini del Monferrato, ignorando i tanti castelli della zona. Si passano le acque di Acqui Terme senza sapere che si possono visitare i luoghi di Pellizza da Volpedo. Ai Sacri Monti di Crea arrivano ogni anno 200mila visitatori, che non vengono intercettati e attirati nelle zone vicine, con migliaia di opportunità perse. All’outlet di Serravalle Scrivia arrivano ogni anno tre milioni di clienti da tutto il nord Italia, basterebbe incuriosire il 3% di questi forzati dello shopping per far balzare le statistiche turistiche. I turisti ci sono, nel 2010 sono stati 283mila, quasi 41mila in più rispetto all’anno precedente, quando la crisi globale ha falcidiato portafogli privati ed eventi aziendali catalogati sotto la voce area business del turismo. In forte aumento anche le presenze, poco meno di 700mila, con un incremento del 23,5% rispetto al 2009. Numeri interessanti, ma non sufficienti. Anche perché gli stranieri restano in netta minoranza, solo il 33%, una percentuale largamente inferiore a quella raggiunta dalle altre zone piemontesi a vocazione turistica, come i laghi o le Langhe. Microaree avanti in ordine sparso, senza marchio collettivo, senza fondi per promozioni efficaci. Una situazione da superare al più presto. È stato messo a punto il piano triennale Alexala-Provincia, realizzato con la collaborazione tecnica di Chintana, società torinese specializzata in progetti e finanza nel settore turistico. “La provincia di Alessandria - spiega Lorenzo Muller, presidente di Chintana - può essere raggiunta in due ore di auto da 12 milioni di persone residenti in regioni ricche. Un vastissimo bacino di potenziali clienti, che possono sfruttare l’elevato livello di infrastrutture della zona. Il turismo di prossimità può portare risultati molto interessanti, perché Alessandria offre molto”. Ci sono le terme di Aqui Terme, che stanno evolvendo verso un concetto di welness, c’è l’enogastronomia del Monferaato, ci sono i castelli, la Cittadella militare, la Sinagoga di Casale. Ma non c’è un filo condutorre che leghi il tutto: “In Borgogna si va a degustare vino e, al tempo stesso, a visitare arte e monumenti. È un prodotto completo. Noi dobbiamo riuscire a riunire i vari fili: dobbiamo far capire ai 200mila vìsìtatori del Sacro Monte che bastano pochi chilometri per visitare lo straordinario Forte di Gavi. Che possono fermarsi, o tornare, per un percorso di degustazioni enogastronomiche. Che possono contare sulle cascine aperte, sui castelli, il museo Borsalino. In sintesi: bisogna mettere in rete offerta, professionalità, servizi”. La struttura ricettiva, che conta su 2.400 alberghi e ristoranti, si sta allargando a B&B, agriturismi di qualità, ma spesso manca il passo finale. Ancora Muller: “È stato fatto un lungo lavoro per promuovere il cicloturismo, arrivano molti appassionati, ma il discorso cade se al sabato o la domenica non si può affittare una bicicletta perché è tutto chiuso. La vocazione turistica impone anche di cambiare abitudini e modo di lavorare”. Uno dei punti di forza della zona è, ovviamente, il Monferrato, con i suoi vini: ma anche in questo caso esperti e operatori stanno mettendo a punto disciplinari per aumentare i livelli di qualità. “Il vino - osserva Muller - rischia di essere un elemento indifferenziato, quasi da entry level, per tante zone. Bisogna stupire, dare qualcosa di nuovo, come è il caso del Timorasso, uno straordinario bianco che conquista sempre tre bicchieri sulle principali guide. Un vino per il quale vale la pena una gita soprattutto per chi conosce già dolcetti e barbere”. Rita Rossa, vicepresidente della Provincia con delega al turismo, assicura: “Stiamo mettendo a punto un paniere dei prodotti tipici del territorio, concordando con i produttori regole che garantiscano alta qualità. Abbiamo identificato le filiere produttive, trovato adesioni importanti. Per esempio alcune valli erano famose per la carne alle erbe, poi abbandonata per gli alti costi di produzione. Noi chiediamo a loro di tornare, almeno in parte, a questa attività per diffonderla nei ristoranti di alto livello in tutta Italia, ma anche far sì che si possa trovare nel nostro territorio. Si crea identità, in questo modo, un marchio collettivo”.
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