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Il Sole 24 Ore

Al cda Parmalat il verdetto sull’Opa ... Primo sì ai francesi: i sindacati approvano il progetto di creare in Emilia un polo del latte nell’ambito di un maxi-gruppo... Il consiglio esamina oggi la valutazione di Goldman Sachs sulla proposta di Lactalis... La criticità dell’operazione è che è un’offerta tutta a debito. Ma sul prezzo c’è poco da dire. Oggi il consiglio di amministrazione di Parmalat dovrebbe esaminare la fairness opinion di Goldman Sachs sull’Opa annunciata da Lactalis, che partirà il 23 maggio per concludersi l’8 luglio, e dare il suo parere sull’offerta. In assenza di un’Opa concorrente, tuttavia, la scelta per l’azionista è solo tra aderire o meno. Trattandosi di un’Opa volontaria il prezzo non è invece contestabile, sebbene i 2,6 euro per azione messi sul piatto (al lordo del dividendo di 0,036 euro) incorporino un premio rispetto alle quotazioni di Borsa precedenti l’annuncio e anche rispetto ai target degli analisti. Il corrispettivo offerto infatti è pari al 13% in più delle ultime quotazioni precedenti l’annuncio e del 21% in più rispetto alla media degli ultimi dodici mesi, oltre che superiore alla media dei prezzi-obiettivo degli analisti che era inferiore a 2,4 euro. Il prezzo di 2,6 è in linea con quanto pagato da Lactalis per mettere assieme il 28,9% posseduto, tenendo conto anche dei 2,8 euro per azione riconosciuti ai fondi esteri Skagen, Zenit e MacKenzie dai quali è stato acquistato un pacchetto pari al 15,3% del capitale. Di fatto “il prezzo è quello”, ha detto il presidente di Lactalis Italia e direttore generale di Groupe Lactalis, Antonio Sala, escludendo che si stiano valutando ritocchi al prezzo dell’Opa. L’offerta, condizionata tra l’altro al raggiungimento del 55% del capitale, sarà interamente finanziata dal Crédit Agricole, Hsbc France, Natixis e SocGen che avranno in garanzia le azioni Parmalat. Per Lactalis l’adesione totalitaria avrebbe l’effetto di far lievitare l’indebitamento fino a 7,1 miliardi rispetto ai4,3 miliardi attuali, con un rapporto net debt/ebitda del gruppo allargato a Collecchio (che ha una posizione di cassa attiva per 1,4 miliardi) che arriverebbe a 4,1 volte, un parametro piuttosto tirato. Il programma è quello di conferire a Parmalat le attività nel latte di Lactalis (17% del fatturato di Laval), incluse le attività in Francia e Spagna. Sono escluse fusioni tra Parmalat e le società francesi, non invece, anche se al momento non previste, fusioni tra le società italiane. Lactalis Italia che comprende i marchi Locatelli, Invernizzi e Galbani ha realizzato nel 20101,4 miliardi di ricavi con i milioni di Ebitda (margine del 10,6%) e un indebitamento finanziario netto di 804,9 milioni. Per onorare il debito è previsto l’utilizzo del cashflow nella misura del 30-50%. La società di Collecchio resterà quotata, perchè in ogni caso è prevista la ricostituzione del flottante, se le adesioni saranno elevate. Non consegnare i titoli in Opa significherebbe sposare un’ottica di investimento di lungo periodo, restando però in minoranza in una società che non avrà più l’appeal della contendibilità, non pagherà più dividendi straordinari per i proventi delle cause legali che sono in esaurimento e che in qualche modo dovrà collaborare a ripagare il debito dell’Opa. Prima ancora che gli azionisti a dire sì a Lactalis sono stati comunque i sindacati che ieri hanno incontrato il vertice del gruppo: il progetto di fare di Collecchio il “polo’ del latte nell’ambito di un gruppo da 3,7 miliardi di ricavi viene ritenuto valido sia per la società che per l’indotto.

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