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Il Sole 24 Ore

Da Zurigo al Livornese per diventare “vigneron” ... Che l’attore Gerard Depardieu, solo per fare un nome tra i tanti noti che investono in Italia, compri l’ennesimo vigneto nel Belpaese, ormai quasi non fa più notizia. Più curioso è, invece, sentire di qualcuno che decide di lasciare un’avviata carriera accademica per vestire a tempo pieno i panni del vigneron. Soprattutto se non si è dottori in agraria. È tra i filari che guardano il borgo medioevale di Suvereto, in provincia di Livorno, che nel 1999 inizia la seconda vita di Fabio Chiarelotto. Nato e cresciuto a Zurigo da genitori italiani, l’imprenditore è uno storico delle religioni e, prima di acquistare l’Azienda agricola Montepeloso, indagava sul rapporto tra cattolicesimo e religioni afro-americane. La passione per il vino, che in parte ha ereditato dalla madre toscana e in parte, invece, dall’amore per la buona cucina, è stata però più forte. “Nel ‘97, rel giro di dieci giorni - racconta - ho deciso di cambiare vita. Anche se ci sono voluti poi due anni per raccogliere i soldi da investire. L’idea era fare il vino per sfida. Pensavo di staccarmi dal lavoro universitario, finanziando con gli introiti delle vigne le mie ricerche di storico. Ma avevo sottovalutato l’entità dell’impegno e oggi questa attività mi assorbe a tempo pieno”.
L’investimento iniziale per casale e vigneto è stato di 8oomila euro. Montepeloso produce alcuni dei rossi più apprezzati della regione: 80mila bottiglie annue, di cui il 90% esportato. “Ho scelto - aggiunge Chiarelotto - di dare ai miei vini un’impronta italiana per differenziarmi dalla produzione più internazionale, tipica della Costa degli Etruschi. Fa eccezione il “Gabbro”, rosso a base di Cabernet Sauvignon, che compete con il bordolese di California. Una scelta strategica per farsi conoscere”. Gli altri vini dell’etichetta - il “Nardo”, l’“Eneo” e l’“A Quo” - sono invece ottenuti da vitigni di Sangiovese, Montepulciano e Alicante. Il podere, nel frattempo, è cresciuto, passando dai sei ettari iniziali ai 35 attuali, dei quali 12 vitati, mentre nel 2007 è entrato in azienda, come socio di capitali, Silvio Denz, industriale svizzero dei profumi e dei cristalli, proprietario di Lalique, che già possiede aziende vitivinicole a Bordeaux (la sua cantina Chateau Faugères è firmata dal celebre architetto svizzero Mario Botta) e in Spagna.


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