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Il Sole 24 Ore

Bianchi alla conquista degli Usa ... Per il vino made in Italy l’America resta il primo mercato di riferimento ... I vini bianchi italiani alla conquista degli Stati Uniti. Un mercato che nonostante la crisi economica sta recitando un ruolo di primo piano nel positivo momento dell’export made in Italy visto che gli Usa hanno fatto registrare, nel primo semestre 2011, Un balzo del 19,8 per cento.
Un progresso che lascia intendere inoltre come lo sviluppo di quello che già è il primo mercato di sbocco per il vino italiano sta vivendo una sorta di” nuova primavera” che difficilmente verrà scalfita da un possibile peggioramento del rapporto di cambio fra l’euro e il dollaro.
E in pole position nella corsa al ricco mercato Usa dei vini bianchi-italiani c’è il Veneto Soave (che può contare su una produzione di 452mi1a ettolitri e 56 milioni di bottiglie). Un vino che è presente Oltreoceano, con marchi come Bolla, fin dagli anni ‘40, ma che di recente aveva perso smalto a favore di altri prodotti, anche italiani, che avevano conquistato un maggiore spazio sul mercato. “Nell’operazione Usa - spiega il direttore del Consorzio del Soave, Aldo Lorenzoni - stiamo investendo da un triennio, anche grazie ai fondi messi a disposizione di Bruxelles per la promozione, circa un milione di euro l’anno. Investimenti che hanno portato a una forte presenza su riviste specializzate e programmi tv dedicati, oltre a un’iniziativa lo scorso anno a New York centrata sul Soave e realizzata a Eataly, il luogo cult a Manhattan per l’enogastronomia italiana. Il nostro obiettivo è innanzitutto quello di riconquistare i giovani fra i 21 e i 34 anni che in molti casi non hanno mai sentito parlare del nostro vino. Tutti sforzi che sembrano essere ripagati: le vendite negli Usa della nostre aziende, lo scorso anno, sono aumentate del 20 per cento”.
I vini bianchi italiani hanno storicamente avuto un feeling particolare proprio con il mercato statunitense. Come dimostrato dal Pinot grigio del Trentino o da quello delle Venezie (si stima che complessivamente nel Nord-Est vengano in media prodotti in Italia circa 550mila ettolitri di pinot grigio per circa 70 milioni di bottiglie). Un vino che pur non prodotto da un vitigno autoctono, fra la fine degli anni ‘90 e i primi anni 2000, è stato a lungo in cima alla classifica dei vini più venduti negli Usa. “Una leadership - spiega Adriano Orsi, presidente della cantina trentina Cavit, uno dei principali produttori italiani di Pinot Grigio - talmente forte che ha spinto molti produttori americani a piantare proprio Pinot Grigio, diventando oggi, a distanza di anni, i nostri principali concorrenti proprio su quel mercato. La nostra strategia parte quindi dalla necessità di consolidare le posizioni raggiunte, arricchendo però l’offerta con le produzioni Doc a marchio Bottega Vinai oppure Alta Luna (Igt delle Dolomiti)”. Al di là delle “fuoriserie” del Pinot Grigio e del Soave il segmento dei vini bianchi made in Italy, secondo le stime di Assoenologi, sta tuttavia registrando anche un nuovo protagonismo da parte di alcuni prodotti finora non del tutto conosciuti. “Siamo convinti - ha detto il presidente di Assoenologi, Giancarlo Prevarin - che ci sono alcuni vini bianchi magari conosciuti in Italia ma non ancora all’estero e che nel 2012 possono effettuare il definitivo salto di qualità con una crescita superiore al io per cento. Penso ad esempio al Vermentino di Sardegna, all’Orvieto o al trentino Gewuztraminer. Vini prodotti da vitigni autoctoni e che hanno anche i numeri produttivi e la forza per guadagnare spazio sui mercati”. “Abbiamo già fatto molta strada - spiega il direttore della Cantina del Vermentino di Gallura (300 soci e 550 ettari di vigneto) - e siamo convinti di avere i numeri per arrivare alla definitiva consacrazione. Le nostre vendite sono in crescita ormai continua da tre anni e siamo pronti per rafforzare le nostre posizioni in Paesi come Stati Uniti, Giappone, Regno Unito e Germania ma anche su mercati nuovi come India, Brasile e Polonia”.

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