02-Planeta_manchette_175x100
Allegrini 2024

Il Sole 24 Ore

Accanto a Barolo e Barbaresco scatta la febbre da Moscato ... Tra ritorno di grandi “griffe” ed etichette emergenti il Piemonte enologico vive un momento d’oro. Da un lato, infatti, si assiste, nonostante la crisi, a una rinnovata verve dei grandi rossi come Barolo e Barbaresco. Dall’altro, va registrato il boom del Moscato d’Asti, trainato da una vera e propria “febbre” da spumanti dolci che ha investito gli Stati Uniti. E sullo sfondo, non mancano new entry come lo spumante metodo classico Alta Langa. La produzione regionale targata 2011, secondo le stime di Assoenologi (l’Associazione degli enologi ed enotecnici italiani) si fermerà a quota 2,7 milioni di ettolitri con un calo del l5% rispetto al 2010.
Ma il dato produttivo non offusca i trend positivi di mercato, con Barolo e Barbaresco in prima fila. Secondo il Consorzio di tutela di Barolo e Barbaresco, Langhe e Roero, nella prima metà del 20il si è registrato un progresso del 23% dei volumi imbottigliati. “Ci sono due fattori favorevoli - spiega il direttore della Cantina produttori del Barbaresco, AldoVacca (52 viticoltori associati per un giro d’affari di 4 milioni) -: innanzitutto, siamo sul mercato con annate di qualità elevata come il 2007 e il 2008. Inoltre, una volta tramontata la moda che premiava solo le novità enologiche, oggi il mercato sta tornando a guardare ai vini di tradizione come appunto il nostro Barbaresco”. Discorso analogo per il Barolo, il “principe” dei vini piemontesi. “Non parlerei in termini euforici
- spiega Benvenuto Cesare,titolare dell’azienda Pio Cesare (400mila bottiglie prodotte per un fatturato di 6,5 milioni realizzato per il 5% all’estero) - la nostra produzione non può crescere più di tanto ma possiamo certo cercare di collocare meglio i nostri prodotti. Ed è quello che sta avvenendo sui nuovi mercati, dalla Cina ad Hong Kong, dove il nostro Barolo si sta facendo largo nelle cantine dei collezionisti dove fino a poco tempo fa esistevano solo Bordeaux e Borgogna”.
Un vero e proprio boom lo sta vivendo il Moscato d’Asti grazie al traino delle vendite in Stati Uniti, Giappone, Brasile e Corea. “Nel 2005 vendevamo milioni di bottiglie e quest’anno raggiungeremo quota 20 milioni - dice Giovanni Satragno, presidente della cooperativa Produttori Moscato d’Asti che raggruppa 2.300 aziende - e per 2012 prevediamo un ulteriore incremento del 35 per cento. Una crescita sulla quale però dobbiamo vigilare per evitare ricadute negative sui prezzi”. Infine, positiva escalation dello spumante metodo classico Alta Langa Docg, che sta rinverdendo l’antica tradizione dello spumante metodo classico in Piemonte. Una produzione avviata da Carlo Gancia a inizio del 900 quando, insieme ai conti di Sambuy e di Vistarino furono importate le prime di uve Pinot nero e Chardonnay,ma che poi ha lasciato il passo alla produzione con metodo Charmat. “Abbiamo avviato un importante processo di recupero - spiega il presidente del Consorzio di tutela, Lamberto Vallarino Gancia in questi giorni al centro delle cronache per la cessione del 70% del marchio di famiglia all’imprenditore russo Roustarn Tariko - che sta dando i propri frutti: le vendite sono giunte a quota 3oomila bottiglie con un incremento del 20%”.

Copyright © 2000/2024


Contatti: info@winenews.it
Seguici anche su Twitter: @WineNewsIt
Seguici anche su Facebook: @winenewsit


Questo articolo è tratto dall'archivio di WineNews - Tutti i diritti riservati - Copyright © 2000/2024

Pubblicato su