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Il Sole 24 Ore

Alle agromafie 12,5 miliardi ... Grasso: “Inserire il reato tra quelli di competenza della procura nazionale” ... Falsificazioni, imitazioni, infiltrazioni mafiose: si moltiplicano le insidie per l’agroalimentare made in Italy che perde terreno sui mercati internazionali con gravi riflessi sui bilanci aziendali e l’occupazione. Sono cifre da capogiro quelle indicate dalla commissione parlamentare sulla contraffazione agroalimentare, presieduta da Giovanni Fava, che ieri ha presentato la prima relazione presso la Coldiretti: la “filiera del falso” fattura 60 miliardi l’anno, sottraendo dal portafogli dei produttori onesti 6,5 miliardi e tagliando oltre 300 mila posti di lavoro.
E laddove si intravvede una nuova occasione di lucro spunta la criminalità organizzata che ormai dall’acquisto di terreni, coltivazioni di materie prime, trasformazione e distribuzione muove un business di 12,5 miliardi, il 5,6% dell’intero malaffare. “La legge ha fatto grandi passi avanti
- ha spiegato il procuratore antimafia, Pietro Grasso - ma occorre fare di più”. La prima mossa deve essere “l’inserimento del reato di contraffazione tra quelli a livello associativo di competenza della procura nazionale antimafia”. Un tassello indispensabile per favorire il coordinamento delle inchieste. Sono poi necessari “l’interdizione dall’attività dell’imprenditore che commette il reato, nonché la pubblicazione della sentenza per conoscere chi minaccia la salute e le tasche dei consumatori”. I controlli, comunque, cominciano a dare i frutti sperati. “Nel salernitano - ha sottolineato Grasso - sono stati sequestrati 1,3 milioni barattoli tra passate e pelati che in etichetta figuravano come made in Italy ma che, invece, contenevano pomodoro cinese”. Purtroppo, ancora non si è riusciti a fermare i viaggi tra la Sicilia e il Lazio per il solo confezionamento dei pomodorini Pachino “a tutto vantaggio di qualche autotrasportatore in affari con la mafia”. Per questo, secondo Grasso, è necessario favorire anche “un salto culturale dei consumatori cancellando quel convitato di pietra sulle tavole degli italiani, la criminalità organizzata, che moltiplica i prezzi fino a 10 volte”.
Secondo un’indagine elaborata da Coldiretti con Eurispes per azzerare il disavanzo della bilancia commerciale agroalimentare (circa 3,9 miliardi) sarebbe sufficiente recuperare quote di mercato estero per un controvalore economico pari al 6,5% dell’attuale volume d’affari delll’italian sounding, quella zona grigia delle imitazioni dove non si può intervenire penalmente ma che insieme alle contraffazioni danneggia il made in Italy. “Ogni giorno - ha sottolineato il presidente della Coldiretti,Sergio Marini - vengono sottratti al comparto 164 milioni di euro”. Un danno enorme cui corrisponde una scarsa attenzione da parte delle istituzioni. “Basti ricordare - continua Marini- la produzione di pecorino e caciotta in Romania fmanziata con le tasse degli italiani senza alcun beneficio per il Paese. Anzi, facendo concorrenza sleale a tutte le produzioni tipiche del nostro territorio”. Nel mirino della Coldiretti c’è la Simest, finanziaria controllata dallo Stato, che ha erogato fondi statali a imprese “che hanno delocalizzato l’attività e cancellato posti di lavoro in Italia: siamo di fronte a un evidente caso di utilizzo improprio di risorse pubbliche”. La Simest ha replicato alle accuse parlando di una “campagna denigratoria da parte della Coldiretti”, mentre il ministro delle Politiche agricole, Mario Catania, ha ammesso che il problema esiste. “È un dovere del governo - ha detto - evitare qualsiasi forma di finanziamento per iniziative all’estero che possano oggettivamente arrecare dei danni alle produzioni nazionali”. Catania ha già investito della questione il ministro dello Sviluppo economico, Corrado Passera. In ogni caso, secondo Catania, la lotta alla contraffazione “non è all’anno zero ed esistono tutte le condizioni per lavorare su un disegno di legge a tutto tondo per tutelare e rafforzare le produzioni made in Italy sui mercati internazionali”. Un obiettivo che appare più vicino in Europa introducendo “l’azione obbligatoria” degli stati membri contro le contraffazioni e più lontano in ambito Wto “dove occorrerà promuovere accordi bilaterali”.
Anche il presidente di Federalimentare Filippo Ferma, ha commentato positivamente il lavoro della Commissione parlamentare sollecitando azioni “incisive e coerenti” tra cui “il rilancio dello sportello-imprese e l’attivazione degli uffici legali presso il nuovo Ice per sviluppare azioni legali di tutela del made in Italy”.


Chianti e Prosecco

Il Chianti prodotto in California danneggia le esportazioni italiane divino nei mercati più promettenti: nel 2011 le spedizioni vitivinicole hanno rappresentato la prima voce nell’agroalimentare raggiungendo i 4 miliardi di euro. Tra i prodotti più “copiati” c’è anche il Prosecco: in Australia esiste addirittura la “strada del prosecco” mentre in Brasile è commercializzato il “Prosecco Garibaldi”

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