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Il Sole 24 Ore

Cantina con scudo di Pomodoro ... Fuksas, Piano, Botta, Nouvel, Gehry ... ormai la cantina progettata da architetti è diventata un affollato capitolo della più recente storia dell’architettura moderna, il decisivo segnale della sua pervasiva tracimazione estetica in ambiti sempre più contigui allavera e propria espressione artistica. Con il progetto della tenuta Castelbuono a Bevagna, nel cuore mistico dell’Umbria a pochi passi da Assisi, anche lo scultore Arnaldo Pomodoro è sceso in campo, giocando in contropiede il suo personale duello a distanza tra artisti e architetti. In un paesaggio che sembra ancora uscito da una rappresentazione medievale del Buon Governo del territorio ha disegnato infatti un dispositivo di terragna imponenza che mantiene allo stesso tempo i caratteri della scultura e quelli dell’architettura come rifugio. Certo, non è la prima volta che un artista concentra la sua attenzione su uno spazio dedicato al culto del vino: non a caso è stata soprannominata la “cappella del barolo” la piccola chiesa sconsacrata nella tenuta Ceretto a Castiglione Falletto, interamente affrescata da David Tremlett e Soll Lewitt, alla fine degli anni Novanta e presto diventata il simbolo di quella “slow culture” che ha trovato nella produzione e nella vendita del vino “griffato” strumento di una strategia di marketing del territorio che ha bisogno di nuovi segni per i nuovi riti celebrati ogni giorno dai flussi di viaggiatori esigenti, cui chiese, centri storici musei non bastano più da soli per completare un’esperienza sensoriale che si vuole assolutamente globale.
Ma quello a Castiglione Falleto è ancora un intervento nel solco più tradizionale della decorazione muraria: un volume, cioè, e uno spazio che ricevono un nuovo significato attraverso il gesto vivificatore dell’artista. Tant’è vero che per l’ingresso alle cantine vere e proprie Ceretto si è rivolto a un architetto che ha disegnato un cubo high tech, trasparente e inclinato.
Ben diverso dunque il caso di Bevagna, dove l’immaginazione scultorea di Pomodoro ha assunto sin dall’inizio la caratteristica strutturale di uno “scudo”: all’apparenza un gigantesco reperto che quasi evoca la suggestione storica della presenza etrusca, ma in realtà una grande calotta, anzi un’autentica cupola schiacciata a terra. E d’altra parte quando il patriarca della famiglia Lunelli (produttori in Trentino del marchio Ferrari), Gino decise di affrontare la sfida di un nuovo insediamento per la produzione del Sagrantino nel territorio del comune di Montefalco, in Umbria, aveva già in mente l’idea di affidare a Pomodoro il progetto delle nuove cantine. Si dice spesso di tanti edifici contemporanei che sono più sculture ingrandite che vere architetture. Forse per la sua pratica dello spazio teatrale e dell’allestimento museale (sua la bella Sala delle armi nel milanese Museo Poldi Pezzoli), Pomodoro è arrivato all’architettura, per così dire d’istinto ma anche per allenamento. Visto dall’alto, il guscio della cantina Castelbuono ricorda il passo lento di una tartaruga: un animale preistorico fermatosi a ruminare in uno dei punti più suggestivi della valle. Coerente, quindi, con la struttura di un paesaggio “nascosto” come la natura geologica dell’Umbria: “lento” al punto da sembrare immobile, ma in realtà solcato dalle tracce mimetizzate del lavoro millenario dell’uomo, a partire dai lunghi filari delle vigne che nel 1452 Benozzo Gozzoli aveva scelto come sfondo del suo minuzioso affresco di San Francesco che predica agli uccelli e benedice Montefalco. Sostenuta da una flessibile centinatura di archi in legno lamellare, il guscio di questa tartaruga è sospeso a un grande arco centrale che assume il peso di una spina dorsale, da cui si diramano come costole le serie dei mezzi archi laterali. Un disegno che ovviamente ha richiesto le competenze strutturali di un architetto (Giorgio Pedrotti), ma che lascia intatto il valore d’immagine dell’intuizione artistica. Le nervature della tartaruga infatti sono visibili dall’interno come una trama di rughe pesanti che trasmettono al visitatore il fascino oscuro di un luogo possente quasi come una tomba etrusca. Una tomba moderna, naturalmente, che nel sottosuolo nasconde non i tremori dell’anima nel viaggio incognito verso l’aldilà, male promesse, più terrene, di un viaggio breve nei piaceri dei sensi.

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