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Il Sole 24 Ore

Da Bruxelles arriva il via libera al debutto del vino biologico ... In Italia e Francia negli ultimi 5 anni i vigneti sono quasi raddoppiati. Ben posizionate la Cantina sociale di Negrar e l’azienda Barone Pizzini ... Il vino biologico debutta ufficialmente. Nelle scorse settimane a Bruxelles è stato trovato l’accordo col quale vengono definite le regole base per la produzione di vino biologico. Finora, infatti, era solo possibile produrre vino “da uve biologiche”, perché era regolamentata la produzione della materia prima nel vigneto ma non la trasformazione in cantina delle uve in vino.
L’accordo è di grande valore sia per il peso crescente che questa tipologia di prodotto sta incontrando sui mercati (basti pensare che in Italia e Francia negli ultimi 5 anni i vigneti biologici sono quasi raddoppiati, mentre gli ettari bio sono più che triplicati in Spagna), sia perché ogni tentativo di giungere a un compromesso fra le posizioni dei diversi paesi europei negli scorsi anni era puntualmente fallito. A dividere il fronte dei paesi del Nord Europa dal gruppo dei produttori Mediterranei era il contenuto dei solfiti. I paesi del Sud, anche grazie al clima più mite, intendevano fare quasi del tutto a meno del ricorso all’anidride solforosa in cantina. Una pratica che invece è indispensabile ai produttori del Nord Europa per stabilizzare in cantina le uve prodotte in climi più rigidi. Alla fine, fra chi voleva abbattere del tutto il contenuto di solfiti e chi invece voleva lasciarli a livelli vicini a quelli del vino convenzionale è stato trovato un compromesso. Il tenore di solfiti che sarà possibile utilizzare per il vino rosso dovrà essere di 103 milligrammi per litro (contro 110 del vino rosso convenzionale). Per i vini bianchi e rosè invece il tetto dovrà essere di 150 milligrammi al litro (contro i 200 dei corrispondenti vini non biologici). “Arrivare a un regolamento è un risultato di grande importanza - spiega Cristina Micheloni, vicepresidente dell’Aiab (associazione italiana agricoltura biologica) -. Certo, come molti produttori italiani sostengono, i limiti per i solfiti sono troppo elevati e occorre restringerli. Ma meglio avere un regolamento e lavorare per renderlo restrittivo che non avere alcuna regola. Anche in questa prospettiva abbiamo realizzato con Francia, Spagna e Svizzera una “Carta europea del vino biologico” con la quale ci siamo dati regole più stringenti in modo tale che quando nel 2015 si rivedranno i criteri previsti dalle norme Ue, dimostreremo dati alla mano che produrre vino bio con regole più stringenti è possibile”. Spesso, quando si parla divino biologico si immagina una produzione che debba essere realizzata ex novo. Invece si stanno rafforzando in Italia anche i casi di aziende che reinterpreta- no in chiave bio prodotti dalla consolidata tradizione. E il caso ad esempio della Cantina sociale di Negrar (Verona) che da quattro anni ha lanciato sul mercato un Amarone bio.
“Un prodotto che sta incontrando un grande favore tra i consumatori - spiega il direttore della Cantina di Negrar, Daniele Accordini - tanto che in Germania e in Inghilterra non riusciamo a soddisfare la domanda. La produzione sta aumentando di pari passo con l’attenzione dei produttori sempre più sensibili verso questa tipologia produttiva. In più l’Amarone grazie all’elevata gradazione alcolica e alla presenza di tannini vanta dei naturali sostituti, come stabilizzante delle uve, all’anidride solforosa. Per questo riusciamo a produrre un Amarone bio con meno di 50 milligrammi di solfiti al litro”. E grande successo di mercato lo sta registrando anche un’altra azienda italiana, la Barone Pizzini (un centinaio di ettari, 600mila bottiglie prodotte e un fatturato di milioni di euro). Un marchio legato innanzitutto alla Franciacorta ma che produce anche in Toscana (e in particolare un Morellino di Scansano) e nelle Marche (nell’area del Verdicchio).
Tutti vini che hanno come minimo comune denominatore la produzione biologica. “Il prodotto clou - spiega il direttore della produzione, Silvano Brescianini - resta lo spumante Franciacorta per il quale abbiamo incontrato il favore del mercato già al debutto, circa io anni fa. Verso il vino bio c’è grande attenzione soprattutto nei mercati nel Nord Europa. Il regolamento Ue è un importante punto di partenza per un settore nel quale l’Italia deve recuperare terreno ma può giocare un ruolo da protagonista grazie alla grande varietà di prodotti e di territori che può offrire”.

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