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Il Sole 24 Ore

Network di saperi per tornare a competere ... Dopo essere stati sotto il vulcano napoletano e nei tre Piemonti che si riposizionano cercando la via dell’export, torniamo nella Lombardia terra di mezzo dell’asse padano. Qui ci accolgono due eventi: uno politico e l’altro economico, la crisi della Lega e il Salone del Mobile. Rappresentazioni sincretiche da convergenze parallele tenute assieme solo dallo spazio che occupano nella società dello spettacolo. La Lombardia è anche questo: laboratorio politico della questione settentrionale e laboratorio economico dell’intreccio tra manifattura e creatività, tra sa- per fare, saper rappresentare, disegnare e vestire le merci, che poi vuol dire saperle vendere nel mondo e attrarre il mondo. Non a caso Ikea ha annunciato in coincidenza con il Salone il suo mutamento di strategia produttiva dal Far East ai distretti del Piemonte, del Veneto e della Lombardia. Al Salone convergono migliaia di espositori, di compratori, e l’anno scorso ci furono 300mila visitatori. Ma è soprattutto un segno che si rintraccia più nel Fuori salone, di un’agorà in cui si incontrano tracce dei due poli del capitalismo che verrà. Quello del milione e 200mila lavoratori del manifatturiero e quello degli 8oomila lavoratori terziari. Che fanno della Lombardia la prima regione europea per addetti alla manifattura e la seconda per addetti ai servizi. Scavando in questo percorso di ibridazione che tiene assieme mobili, sedie, design, domotica, ed economia dell’esperienza dell’abitare ed eventologia si capisce come tenere assieme e cosa sarà della classe operaia, dell’artigiania, del fare impresa, che molti, sbagliando, danno come un “Non più”. E di ciò che ci sembra un “Non ancora” rintracciabile solo nelle reti virtuali delle internet company, ben più quotate in Borsa dell’intero tessuto produttivo delle tre piattaforme del mobile ove ha deciso di atterrare Ikea. E la metamorfosi lombarda. Non è la Silicon Valley, ma per dirla con Sennett, l’evoluzione dell’uomo Artigiano’, che si fa “commartigiano”, metafora ibrida del lavorare facendo e del lavorare comunicando. Metamorfosi che non vale solo per il Salone del Mobile o la Milano delle settimane della moda. Attraversa i sistemi produttivi delle quattro Lombardie. Nei territori del distretto alpino lombardo si fanno sperimentazioni su come fare di risorse antiche, il vino, i boschi, l’acqua, merci rare e di qualità per la green economy che verrà. Ci si mette in rete con le Città del vino e si va a Vinitaly.
Si ragiona di risorse ambientali e di manutenzione del territorio, di turismo alpino, essendo in mezzo tra Valle d’Aosta e Trentino, e di come fare del petrolio bianco una risorsa per il territorio e per A2A nel gioco delle multi utilities del nord. Territori che per la Lega erano quelli del margine e dello spaesamento oggi si confrontano con la modernità che viene avanti. Così come la pedemontana lombarda e le sue piccole imprese diffuse quotate allora alla visibilità sociopolitica dalla Lega, con lo slogan storico di “Roma ladrona”. Oggi arrivano da Bruxelles le lettere impositive, e più che il tema della visibilità oggi è questione il tema del cambiare per sopravvivere. Qui la miscela tra manifattura e servizi è a uno stadio avanzato. Dalla meccanica alla chimica, dal legno-arredo al tessile, sino al biomedicale alla meccatronica, non c’è settore che non abbia sperimentato nell’ultimo ventennio un processo di forte terziarizzazione. Crescono le reti di impresa trainate dal mettere a fattor comune saperi necessari per la discontinuità tecnologica e commerciale a reti lunghe per competere. Mutano funzioni e ruoli di città una volta piccole capitali di distretti come Varese, Como, Monza, Lecco, Bergamo, Brescia, oggi in transizione verso l’essere poli di un terziario operoso e diffuso dentro la piattaforma pedemontana Non meraviglia il loro riscoprirsi città d’arte di mostre, eventi e di sedi universitarie. Anche troppo. E una proliferazione di iniziative che spesso non fanno sistema nella città infinita che va da Malpensa a Brescia. Lo stesso avviene per la Bassa padana, Pavia, Lodi, Cremona, Mantova, si riposizionano come città universitarie, poli della logistica e dell’agroalimentare. Si riflette su come creare valore diffuso partendo dalle cliniche universitarie, dalle reti logistiche, non a caso Ikea ha il suo polo a Piacenza, e nell’agroalimentare, che troppo spesso e in troppi casi è vissuto alla ricerca dei sussidi europei. I famosi trattori padani delle quote latte difesi dalla Lega Molto nelle Lombardie dipenderà da Milano, che non è più quella conquistata nel 1993 dalla Lega. E cambiata nel divenire città anseatica nella globalizzazione: il 30,5% degli investimenti esteri in Lombardia passano per Milano, come il 50% delle fiere di rilevanza internazionale. Tende a essere città-regione che, più che espandersi nella megalopoli padana, tiene assieme le tante città delle quattro Lombardie, con la sua rete di saperi e servizi alimentata da un nuovo ceto medio in formazione di professioni creative-cognitarie, che assorbe il 27% di tutta la forza lavoro metropolitana Non sarà un caso se anche dentro la crisi nel 2011 a Milano si sono avuti 23mila contratti nel settori dei servizi alle imprese, i8mila nel settore dell’informazione e della comunicazione, e più di l2mila in attività scientifiche e tecniche...Pur nella drammaticità della crisi, la metamorfosi del cambiare per sopravvivere, per andare oltre, è in atto. Ci sono storie di reti di imprese, di saperi e di città che ci provano nella Lombardia, dove è sì nata la questione settentrionale, perché qui più che altrove sono arrivati i flussi della globalizzazione, ma oggi si affrontano quelli della crisi e del suo cambiamento. L’inserto del Sole può solo raccontarne le tracce. Perché questo diventi realtà socioeconomica condivisa occorrono momenti di riflessione collettiva. L’Expo del 2015 può essere l’opportunità per raccontare e raccontarsi, confrontandosi con il mondo nella metamorfosi. Se è vero, come è vero, che dovremo interrogarci su quale sarà il modello dì sviluppo che verrà, quale équilibrio tra finanza, manifattura, servizi e tecnica, aspetta l’umanità; che rapporto ci sarà tra megalopoli, città e territori, tra agricoltura, industria e servizi...Temi che abbiamo in agenda nell’esodo dalla crisi. L’Expo può essere un momento per pensare e sognare della terra promessa.


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