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Il Sole 24 Ore

Vino, si accende lo scontro sulle supermulte “Doc” ... I produttori contestano i nuovi compiti affidati ai Consorzi ... È scontro sulle supermulte per i vini Doc. Il decreto sviluppo varato nelle scorse settimane (n. 83 del 22giugno 2012) ha rafforzato le competenze dei consorzi di tutela dei vini Doc e Docg. In sostanza, il provvedimento suggella la possibilità che ha il consorzio di operare “erga omnes” che - tradotto - significa che l’organismo di tutela può richiedere la partecipazione alle spese necessarie per la tutela e la promozione dei vini della propria denominazione a tutti gli utilizzatori del marchio Doc, anche se non associati al consorzio. Infatti (all’articolo 59,1 comma) il di dispone che “il soggetto inserito nel sistema di controllo di una denominazione di origine protetta o di una indicazione geografica protetta che non assolve, nei confronti del consorzio di tutela, agli obblighi di legge è sottoposto a una sanzione amministrativa pari al triplo dell’importo accertato”. Gli organismi di tutela per svolgere i nuovi compiti (102 consorzi sullo hanno presentato domanda per ottenere il riconoscimento e i6 lo hanno già ottenuto) dovranno però ottenere il via libera del ministero per le Politiche agricole che dovrà valutarne i requisiti di rappresentatività. Per svolgere le nuove competenze bisogna infatti dimostrare di coagulare il 66% della produzione e raccogliere almeno il 40% del numero dei produttori della denominazione. Le nuove regole però non convincono affatto le organizzazioni agricole, preoccupate soprattutto dalla prospettiva delle supermulte. “Lo sviluppo di una denominazione - spiega il responsabile vino della Coldiretti, Domenico Bosco - non va perseguito con la minaccia di dure sanzioni ma coinvolgendo i produttori in un percorso di sviluppo. In più colpisce l’entità delle multe praticabili: nel caso in cui venga applicato un importo triplo rispetto alla somma contestata, si arriverebbe al paradosso che è punita con mano più pesante l’evasione di un contributo consortile che un caso di frode ai danni dei consumatori”. “Il nostro auspicio - aggiungono a Confagricoltura è che non ci sia mai occasione di applicare queste multe. Avremmo inoltre preferito norme che tenessero in maggior considerazione le specificità del settore vitivinicolo (e la storia dei relativi consorzi) rispetto alle denominazioni di altri settori alimentari”. “In questo modo invece - spiega il responsabile del settore vino della Cia, Domenico Mastrogiovanni - si gettano le basi di uno scontro che non ci porterà lontano. Se queste misure non verranno modificate, temiamo si apra un processo di progressivo allontanamento dei produttori dal sistema delle denominazioni d’origine”.
Respingono tutte le accuse al mittente alla Federazione dei consorzi di tutela dei vini a denominazione d’origine (Federdoc). “Va chiarito - ha detto il presidente di Federdoc, Riccardo Ricci Curbastro - che queste norme sono già da tempo attive per gli altri prodotti a denominazione d’origine. E quindi non capiamo per quale motivo queste regole debbano valere per prosciutti e formaggi e non anche per i vini. In secondo luogo, il criterio chiave è semplice: la denominazione d’origine è un bene collettivo, pertanto, tutti quelli che la utilizzano, associati o meno a un consorzio, devono concorrere alle spese sostenute dall’organismo di tutela per lo sviluppo e la promozione della stessa denominazione”. Alla Federazione dei consorzi Doc respingono anche le critiche, avanzate dalle organizzazioni agricole, sull’entità delle multe. “Al di là dell’entità delle sanzioni - aggiunge Ricci Curbastro - che non saranno certamente comminate dai consorzi ma dall’Ispettorato per la qualità e la repressione delle frodi (che fa capo al ministero per le Politiche agricole), a noi interessa soprattutto la possibilità che in presenza di irregolarità si proceda alla sospensione della certificazione, bloccando l’utilizzo del marchio Doc per chi non si adegua alle norme”.

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