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Il Sole 24 Ore

Vino buono sì ma deve essere “carbon free” ... Salcheto di Montepulciano prima intesa al mondo ad avere conseguito la Iso 14064 ... “C’è un vento nuovo che soffia tra i filari delle vigne e le mura delle cantine italiane ed è un vento “verde’”. Così Fabio Renzi, Segretario Generale della Fondazione Symbola, commenta la tendenza che progressivamente va prendendo sempre più piede anche tra i produttori di vino. Una tendenza che va letta come una lungimirante capacità di lettura dei mercati e di interpretazione delle esigenze dei consumatori, sempre più attenti non solo a ciò che mangiano ma anche a ciò che bevono. “Del resto - ricorda Renzi - il vino italiano si presta ad essere metafora esemplare di una scelta di qualità”. Se si pensa che 20 anni fa il nostro Paese fu investito dalla crisi del metanolo e che oggi, con un balzo impressionante, la voce “vino” è la prima per le esportazioni e vale 4,5miliardi di euro con una crescita sul 2011 di 4,5 punti percentuali, si capisce la ragione per cui l’enologia non sia più una nicchia produttiva, ma un motore capace di trainare un intero settore. “Certo - conferma il segretario - molte imprese che operano in altri ambiti hanno preso esempio dalle esperienze dei produttori di vino italiani”. Esempio da tenere a men:e anche circa la capacità di interpretare le tendenze: “Oggi lai mercati e dai consumatori emerge una richiesta di qualità di prodotto più inclusiva e attuale: non solo si vuole in tavola un vino buono, salubre, tipico, biologico o biodinamico, oggi la nuova tendenza è una domanda di certificazione circa le emissioni nell’ambiente”. Si tratta davvero di una nuova tipologia di consumatori che, partita dagli Stati Uniti, si è sparsa a macchia d’olio in tutto l’Occidente. “Ora per corrispondere a queste esigenze serve una certificazione “carbonfree”. E il vino italiano è in grado di darla”.
Va letta così l’esperienza dell’azienda agricola Salcheto di Montepulciano (in provincia di Siena), la prima impresa del settore enologico al mondo ad avere prodotto la “carbon food print”, una certificazione (ISO 4064) alla luce della quale emerge che lì, tra le colline toscane, per produrre 750 centilitri di Rosso Nobile vengono immessi nell’ambiente 1,83kg di anidride carbonica.
“Quello che hanno fatto nell’azienda Salcheto è straordinario - continua Renzi - hanno lavorato a tutto campo, non hanno tralasciato nessun dettaglio: dalla cantina interrata e ipercoibentata che non necessità di refrigerazione in estate e riscaldamento in inverno e che prende luce dall’esterno e la riflette all’interno attraverso un gioco di specchi e lucernari, al packaging. I vini di prima bevuta, quelli invecchiati 12 mesi, ad esempio possono essere imbottigliati usando materiali di riciclo o anche l’alluminio che necessita di poco tempo per raffreddare”. Di più: anche il consumato- re è coinvolto in questa politica “green”: “Scaricando una applicazione sul proprio telefonino chi beve questo vino può calcolare quanta CO è stata immessa nell’ambiente se, ad esempio, ha stappato la bottiglia a San Francisco o Shangay e trovare un modo per riequilibrare le emissioni facendo magari un po’ di chilometri a piedi, e lasciando a casa la macchina, o limitando l’uso del computer”.
Non solo Salcheto e non solo Toscana: l’Italia tutta dei produttori divino punta ad essere eco-friendly. “Penso all’esperienza di Marco Caprai di Montefalco in Umbria dove si produce il Sagrantino, penso al progetto denominato the New Green Revolution che ha trasposto su un intero territorio, primo al mondo, ciò che Salcheto ha realizzato per prima al suo interno”.
Ancora una volta l’attenzione alle esigenze del mercato ha portato alla produzione di una certificazione carbon free che è anche conforme alle indicazioni dell’OIV che tiene conto delle aree boschive: “Per essere più chiari - aggiunge il segretario di Symbola- se un viticoltore possiede un’area boschiva attigua a quella di produzione e lavora immettendo nell’ambiente un certo quantitativo di sostanze nocive non può “riequlibrare” questo dato “usando” gli ettari di bosco”.
Ultimo, ma solo in ordine di tempo, è il progetto di sostenibiità della viticoltura del Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali realizzato con la collaborazione delle università di Perugia, Piacenza e Torino e diversi produttori tra i quali Gancia, Antinori, Masi e Mastroberardino.
Tutti i segnali per leggere una svolta green nel settore della produzione vitivinicola ci sono. Del resto la strada non poteva che essere, in questo settore come in tanti altri, che questa. Complice la crisi, o molto più semplicemente la voglia di vivere con uno stile che punta alla salute e al benessere e allontana, per quanto possibile, ciò che di sano non è, il risultato è che oggi chiunque voglia essere competitivo sui mercato deve pensare e agire nel rispetto dell’ambiente. Il passo successivo è che la certificazione diventi omogenea per i produttori, come conferma in conclusione Fabio Renzi: “Visti i risultati fin qui ottenuti credo che sia giunto il momento di far convergere tutte queste esperienze nella scelta di norme di certificazione certe, trasparenti e riconosciute a livello internazionale, affinché quella che è una ricchezza non si trasformi in una confusione capace di farci perdere il primato mondiale nel green wine al quale ci stiamo avvicinando”.

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