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Il Sole 24 Ore

Mosca ha imparato a brindare in italiano ... Dal 2010, superando la Francia, l’Italia è il primo importatore di vino ... L’Italia si smarca dalla Francia: dal 2010, è il primo importatore di vino in Russia. E il suo nettare, bianco e rosso, continua a sbancare, raggiungendo i 75,5 milioni di litri consumati nel 2011 (+9%). Il mercato russo, anche per il vino, è sempre più consapevole e più raffinato: sta imparando ad andare oltre i marchi noti e a riconoscere l’eccellenza del bere e del mangiare italiano. E nell’accelerazione di questo processo culturale che si sintetizza- no gli obiettivi del programma enogastronomico di Exhibitaly Mosca - Eccellenze italiane d’oggi, fino all’8 gennaio2013. “Su incarico della Presidenza del Consiglio, abbiamo organizzato incontri e degustazioni di vino, olio, aceto balsamico, pasta, conserve, formaggi, dolciumi, caffè, liquore.., per quasi 1.000 operatori, non soltanto di Mosca (circa 6oo), ma di tutte le regioni della Russia”, dice il direttore generale Ice Roberto Luongo. L’obiettivo è diffondere conoscenza. Ma anche creare occasioni di business. Che non si sono fatte attendere. “Sono già arrivate varie richieste di acquisto di case vinicole italiane - annuncia Luongo - da parte di imprenditori russi”.
Esportare per crescere, se non per sopravvivere. L’industria,vinicola italiana lo ha capito. L’indagine Ismea di giugno 2012 sull’internazionalizzazione delle imprese agroalimentari evidenzia, infatti, che fa export il7o% delle imprese vitivinicole italiane, contro il 35% del totale agroalimentare, e che queste ultime rappresentano il 43% delle aziende esportatrici con fatturato in crescita (2011 versus 2010). Una necessità con un mercato domestico contrattosi dal 100 litri di consumo pro capite degli anni 70 agli attuali 35/37 litri. A evidenziarlo è la ricerca condotta da Ismea e Banca Mps per Enoteca italiana, il più antico ente di promozione dei vini italiani all’estero. “E dalla caduta dell’Unione Sovietica che seguiamo la Russia, mercato in evoluzione positiva, sebbene sia un po’ strano”, dice il segretario generale di Enoteca Italiana, Fabio Carlesi, facendo riferimento ai problemi ciclici del mercato russo. Il più recente è la campagna governativa contro l’abuso di alcolici. “Capisco gli obiettivi delle autorità russe - sottolinea -, ma il problema è che il vino, pur non essendo l’accusato, viene coinvolto. Come evitare danni? Attraverso formazione e informazione: è quello che Enoteca Italiana fa da anni e sta facendo in questi giorni a Mosca attraverso degustazioni, incontri b2b, masterclass per professionisti e principianti”. Nel contesto di Exhibitaly, Enoteca Italiana ha portato nel cuore di Mosca i profumi del Nero d’Avola, del Negroamaro, del Chianti, del Nobile di Montepulciano, del Sangiovese di Romagna e del Lambrusco, del Prosecco e del Pinot Grigio. Coinvolgendo, insieme al partner locale Simple, uno dei principali importatori russi, oltre 100 operatori. “Il senso di Exhibitaly è presentare tutte le eccellenze del vino italiano, le grandi e - sottolinea Carlesi - quelle realizzate da aziende piccole che da sole non sarebbero in grado di farsi conoscere oltre frontiera”. Oggi, le fiere internazionali di successo devono offrire, oltre all’organizzazione di eventi, servizi alle imprese. Lo sperimenta da anni Veronafiere. “Vinitaly a Mosca, una realtà da nove anni, non si è mai limitata all’esposizione e all’incontro con gli operatori, 1.140 tra il 29 e il 30 ottobre scorso, con circa 200produt- tori italiani presenti”, riferisce il dg di Veronafiere Giovanni Mantovani. “Un esempio? Nel 2007, Vinitaly Mosca ha agevolato - dice - l’incontro tra il ministro delle Politiche agricole Paolo De Castro e il suo corrispettivo russo, Aleksej Gordeev, condotto dall’ambasciatore d’Italia, che portò alla riduzione dei dazi doganali”. “Problemi di dazi doganali in Russia sono sempre dietro l’angolo”, allerta il segretario generale di Enoteca Italiana. Perciò le fiere, radicandosi sui mercati esteri, devono offrire ai produttori italiani formazione e formazione.

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