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Il Sole 24 Ore

Per il Brunello test sulla purezza ... Nuovo sistema a Montalcino ... Il Brunello al test della tracciabilità. A cinque anni dall’indagine (chiusa nei giorni scorsi con l’assoluzione dell’unico rinviato a giudizio) che ne aveva messo in discussione la “purezza”, Montalcino ieri ha posto a confronto le ultime scoperte scientifiche in grado di garantire la tracciabilità del prodotto e offrire al consumatore, soprattutto internazionale, l’origine territoriale e produttiva di uno dei vini made in Italy più famosi al mondo. “L’obiettivo che ci siamo posti - ha detto il presidente del Consorzio del Brunello di Montalcino, Fabrizio Bindocci - è quello di fare un passo in più. Non bastano i risultati dei soli controlli documentali attualmente in vigore, vogliamo andare oltre”. “L’iniziativa del Consorzio - ha aggiunto il presidente di Federdoc, Riccardo Ricci Curbastro - guarda lontano al di là della contingenza”. D’altro canto le polemiche del 2008, con le quali veniva messa in discussione la regola del 100% Sangiovese e ipotizzato che alcune partite di Brunello fossero state prodotte ricorrendo anche ad altri vitigni, non hanno avuto impatto sulle vendite. Dal 2008 al 2012, infatti, le bottiglie commercializzate dal Consorzio sono passate da 6,8 a 9,2 milioni con una crescita complessiva del 34 per cento. E nonostante si parlasse da più parti di ricadute negative sui mercati internazionali l’export è salito da una quota del o al 65% del giro d’affari complessivo. Per garantire una piena tracciabilità del prodotto il modello emerso dal dibattito è quello basato sull’analisi degli antociani (composti presenti nel vino), sviluppato da Fulvio Mattivi, docente della Fondazione Mach dell’Istituto di San Michele all’Adige. “La possibilità di analizzare il corredo di pigmenti presenti nei vini a base Sangiovese - ha spiegato Mattivi - permette di identificare con chiarezza la varietà delle uve utilizzata. Per arrivare a questo risultato abbiamo dovuto superare diverse difficoltà poiché queste analisi si prestavano meglio a vini giovani e non invecchiati come il Brunello di Montalcino”. Il confronto è avvenuto fra il sistema di analisi presentato da Mattivi e le analoghe ricerche incentrate sulla genetica e sull’esame del Dna della vite sviluppate rispettivamente dallo stesso Istituto di San Michele all’Adige e dall’Università di Siena. “Non escludiamo altre strade - ha concluso il presidente del Consorzio, Bindocci - siamo aperti a qualsiasi metodo che si dimostrerà valido per determinare la tracciabilità e certificare l’altissima qualità del Brunello di Montalcino”.

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