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Il Sole 24 Ore

Si scala la montagna: vigneti ad alta quota ... La tendenza contro L’aumento delle temperature Sperimentazioni avviate anche da grandi aziende ... Il vigneto si “rifugia” in montagna. Il progressivo surriscaldamento del clima sta da qualche anno penalizzando la vendemmia in tutta Europa. E così, le aree che come il Trentino-Alto Adige ne hanno le possibilità, cercano di correre ai ripari. E lo fanno ricorrendo a una leva che solo un territorio con tante e diverse soluzioni altimetriche può offrire. “Il calcolo è semplice - spiega Fulvio Mattivi, ricercatore della Fondazione Mach di San Michele all’Adige (ex Istituto agrario) - : in Trentino-Alto Adige è vitato appena il 7% del territorio regionale. Una percentuale che investe sopratutto le aree di collina e pianeggianti, il che significa che ci sono ampi margini per spostare i vigneti in montagna”. Negli ultimi anni, anche grazie alla spinta di specifici progetti messi a punto tanto dalla provincia autonoma di Trento quanto da quella di Bolzano sono aumentate le iniziative e le sperimentazioni volte a capire se la viticoltura può spostarsi verso l’alto. “Il nostro Istituto - aggiunge Mattivi - ha impiantato nel 1985 un vigneto nelle zone marginali del Maso Togn, vicino Faedo a un’altitudine compresa fra i 7 e gli 800 metri. All’epoca era un limite estremo. Oggi invece molti piantano vigneti ad altitudini analoghe. Noi ci limitiamo a riscontrare che negli ultimi io anni non abbiamo mai avuto problemi climatici”. Ma al di là dei progetti promossi dagli enti locali diverse grandi aziende trentine (da Cavit a Ferrari, dalla Cantina La Vis a Mezzocorona e a Cesarini Sforza) hanno avviato in proprio sperimentazioni in questa direzione tanto che oggi si può stimare che il fenomeno investa alcune centinaia di ettari di superficie. “Da un punto divi- sta tecnico - spiegano alla Camera di Commercio di Trento - soprattutto le uve base spumante hanno bisogno di un elevato tasso di acidità che spesso è invece compromesso dalle elevate temperature. Per conservarlo esistono solo due rimedi: o anticipai e le operazioni di raccolta oppure piantare vigneti in altitudine dove l’acidità è garantita soprattutto dalle forti escursioni termiche fra il giorno e la notte che si possono riscontrare appunto in montagna”.
Un fenomeno inoltre tutt’altro che limitato considerato che in Trentino di spumante se ne producono circa 8, milioni di bottiglie. “Un dato su tutti - aggiunge il direttore della cantina della Fondazione Mach di San Michele all’Adige l’enologo Enrico Paternoster -: fino a qualche anno fa per le uve bastava un’altitudine di 350 metri sul livello del mare, oggi ne occorrono almeno 500 e molte delle grandi cantine trentine, in particolare quelle che producono spumanti, selezionano il prodotto dei soci conferitori in base all’altitudine dei vigneti dai quali provengono le uve”. La questione non riguarda però solo gli spumanti e il tassello dell’acidità. I vigneti “scalano la montagna” anche seguendo il filo di una maggiore qualità. “Le stesse escursioni termiche che favoriscono l’acidità delle uve - spiegano all’Assoenologi regionale - consentono anche di arricchire il corredo aromatico in particolare nei vini bianchi. Siamo convinti che la produzione in altitudine tanto di vini bianchi quanto di rossi rappresenterà sempre .più il futuro del nostro settore”.

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