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Il Sole 24 Ore

“Realizzato all’estero metà del fatturato” ... A tutto export in 60 Paesi del mondo... Con una crescita 2013 a “due cifre”... Da 21 generazioni la famiglia Bisol, “viticoltori in Valdobbiadene” (come scritto orgogliosamente nel marchio) coltiva 177 ettari nel cuore storico della zona di produzione del prosecco, compresi diversi vigneti sulla sommità della collina Cartizze (un tempo “Chartice”).
E le bottiglie made in Italy non si trovano solo dal londinese Dorchester. Seguendo una strategia mirata, negli ultimi dieci anni il Prosecco Bisol ha saputo conquistare Paesi lontani e improbabili, raggiungendo mercati che fino a poco tempo fa erano considerati ‘impossibili’, come racconta lo stesso direttore generale, Gianiuca Bisol, 48 anni. Quindi, non solo i classici Stati Uniti, Sud America, Cina, Russia e India, ma anche Porto Rico e i Caraibi, fino all’Oceania. Con la globalizzazione e il boom del turismo, poi, il Prosecco Bisol è arrivato alle Bermuda e in Cambogia, Vietnam, nell’ex Birmania, dove fino a dieci anni fa il “vino proprio non si beveva”. Nel complesso l’azienda, da cinque secoli sul mercato, realizza un giro d’affari che sfiora i i8 milioni di euro, in crescita del 20%. “Non per niente - spiega Gianiuca Bisol - metà del nostro giro d’affari viene realizzato all’estero, dove siamo in continua crescita (+23%). Il prosecco è senza alcun dubbio un “Lifestyle symbol” di successo del made in Italy: moderno, versatile, perfetto abbinato a cucine esotiche e fusion”.

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