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Il Sole 24 Ore

Vino, imprese contro l’aiuto Ue ... I produttori temono tagli ai 330 milioni del Piano di sostegno ... Si accende la polemica nel settore vino sull’ipotesi di un aiuto Ue alla produzione. L’opzione è prevista dalla recente riforma della Politica agricola comune (Pac) che, nell’ottica di un riallineamento fra paesi e settori agricoli, prevede la possibilità di allargare il sostegno alla produzione a comparti finora esclusi come l’ortofrutta e, appunto, il vino. Al momento è ancora molto difficile effettuare stime sull’entità dell’aiuto poiché molte delle scelte attuative ancora non sono state effettuate dall’Italia. Lo saranno nelle prossime settimane visto che devono essere comunicate a Bruxelles entro il prossimo mese di agosto. Tuttavia, e giusto per dare un ordine di grandezza, le prime previsioni avanzate dalle organizzazioni agricole nei giorni scorsi parlavano di possibile aiuto variabile fra i 150 e i 250 euro a ettaro per un budget che per l’intero periodo 2014-2020 potrebbe arrivare a quota 600 milioni di euro (si veda il Sole 24 Ore del 25 gennaio). Favorevoli a un aiuto diretto alla produzione le organizzazioni agricole per le quali la misura rappresenterebbe un riconoscimento del ruolo svolto dal vino sul fronte dell’export, della difesa dell’occupazione e della tutela del made in Italy nel mondo. Di diverso avviso invece le industrie del vino che temono ripercussioni su altri (più consistenti) canali di finanziamento. “Innanzitutto, ci attendiamo di essere pienamente coinvolti nel dibattito - ha detto il presidente di Federvini, Lamberto Vallarino Gancia - visto che quella del vino non è una filiera solo agricola ma una produzione che vede una forte presenza dell’anello della trasformazione e quindi dell’industria. In secondo luogo, temiamo che entrare in una logica di aiuto alla produzione ponga il settore del vino alla pari di altri comparti ma al tempo stesso potrebbe mettere in discussione quella specificità che nelle politiche Ue gli è sempre stata riconosciuta”. Al settore vitivinicolo infatti è garantito ogni anno un budget definito “specifico” di 330 milioni che sono gestiti nell’ambito di un Piano nazionale di sostegno e che vanno a finanziare azioni come la ristrutturazione dei vigneti, la promozione del vino sui mercati esteri, gli aiuti agli investimenti in cantina. Una dotazione che nell’immediato non è considerata alternativa a un contributo alla produzione, ma che nel medio termine potrebbe essere contestato da altri partner Ue. “Non siamo gli unici ad opporci a questa misura - spiega il presidente dell’Unione italiana vini. Domenico Zonin (titolare fra l’altro con la propria famiglia di circa 2mila ettari di vigneto) - visto che anche la Francia ha deciso di escludere i viticoltori dai beneficiari degli aiuti diretti. Siamo convinti che dalla nuova opzione possano discendere per il vino italiano più rischi che benefici. Se da un lato, infatti, un aiuto a ettaro di certo non porterà nelle tasche dei viticoltori contributi di grande entità, dall’altro però, una scelta del genere potrebbe mettere in discussione un pacchetto di misure specifiche di grande importanza cofinanziate da Bruxelles. Investimenti che hanno dimostrato nel tempo di sostenere la competitività del vino made in Italy molto meglio di quanto potrebbe invece fare un aiuto alla produzione”.

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