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Il Sole 24 Ore

L’amarone di Masi
pronto per l’Aim ... L’Amarone è pronto per lo sbarco su Aim entro l’estate. Masi Agricola, azienda vitivinicola della Valpolicella nota soprattutto per questo rosso, ha confermato ieri ufficialmente l’intenzione di quotarsi a Piazza Affari.
“Per noi fare vino di altissima qualità richiede tempo, qualità e professionalità, valori che ci contraddistinguono da sempre. Anche nella gestione aziendale e nella finanza:
oltre io anni fa abbiamo certificato i nostri bilanci, pochi anni dopo siamo stati i primi ad avere un fondo di private equity nell’azionariato, che ci ha aiutati a raggiungere alti standard anche nella pianificazione aziendale e nella governance - ha spiegato ieri Sandro Boscaini, presidente della società che ha chiuso il 2014 con un fatturato di 60 milioni di euro e un Ebitda margin del 30% -. Oggi, dopo aver ottenuto tra i primi la certificazione Elite di Borsa Italiana, vorremmo essere i primi produttori divini di qualità ad aprire il capitale al mercato, per continuare a crescere, avere l’opportunità di cogliere occasioni di investimento e dimostrare al settore che tradizione vitivinicola secolare, controllo familiare e finanza possono non essere in contraddizione tra loro ed essere funzionali ad un percorso che permette di affrontare le sfide del mercato globale”.
Masf Agricola si presenterà agli investitori con un’offerta di azioni derivanti dalla vendita di parte della quota del fondo Alcedo e da un aumento di capitale, che la porterà ad avere un flottante fino al 25% del capitale, spiega Reuters che ha avuto modo di consultare il documento inviato agli investitori da uno dei coordinatori dell’offerta (Unicredit e Equita che è anche Nomad, mentre Ambromobiliare è advisor della società). L’offerta è rivolta a investitori istituzionali e prevede anche una greenshoe. “La famiglia Boscaini, comunque, non mette in vendita proprie azioni e intende mantenere saldamente il controllo della società” ha sottolineato il presidente. Masi è controllata da tre membri della famiglia ciascuno con una quota del 28,32%; il restante 15,03% è invece nelle mani di Alcedo Sgr, che dopo la vendita delle azioni in fase di Ipo continuerà comunque a detenere una piccola partecipazione, con un lock up di sei mesi. La famiglia avrà invece un lock up di 18 mesi.

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