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Il Sole 24 Ore

Lo spumante guida
sui mercati esteri
la corsa del vino ... Gli spumanti trainano l’export di vino italiano. “Dalle stime dell’Osservatorio del vino
- osserva Domenico Zonin, presidente di Unione italiana vini - emerge che il comparto dei vini spumanti chiuderà il 2015 con una produzione di 519 milioni di bottiglie, +10%, e un consumo interno in ripresa”.
L’export di spumante italiano, guidato dal Prosecco (+29%), con 362 milioni di bottiglie fa registrare un tasso di crescita triplo rispetto all’export mondiale di bollicine pari a +4,1%. A Natale inoltre, secondo stime dell’Osservatorio, le bottiglie consumate salteranno da 54 milioni a 56,5 milioni. Le stime dell’Osservatorio sono state stilate sulla base dei dati elaborati da Ismea, Uiv e da Sda Bocconi. L’export complessivo del vino italiano quest’anno è stimato da Wine monitor Nomisma in 5,2 miliardi, in crescita del 6%.
“Nel 2015 - interviene Stefano Zanette, presidente del Consorzio del Prosecco Doc-produrremo 360 milioni di bottiglie. E se anche l’anno prossimo l’export continuerà a crescere a doppia cifra non ci sarà penuria di Prosecco l’ottima vendemmia permetterà di certificare 400 milioni di bottiglie. Semmai è da verificare come reagirà il mercato all’aumento significativo del prezzo del Prosecco”. Il Consorzio affronterà il nodo dei diritti d’impianto bloccati dal 2011? “Da gennaio - conclude Zanette - il Consorzio esaminerà alcunistudi sull’evoluzione del mercato. E poi prenderemo una decisione. Saranno scelte fondamentali per la Doc”.
Raffaele Borriello, dg di Ismea, si sofferma “sulla ripresa del mercato in Italia (+4%), trainato soprattutto dalle vendite della grande distribuzione (+8% a volume e +7% a valore) e dall’Horeca”.
Per Andrea Rea, responsabile wine management lab Ssa Bocconi, “insultati in quantità e valore, insieme alla destagionalizzazione dei consumi, dimostrano il successo della formula italiana nel mercato delle bollicine. È il contesto ideale per realizzare strategie di marketing specifiche, non solo per riposizionare l’Asti, unico prodotto in controtendenza, ma soprattutto per consolidare e sviluppare la leadership della straordinaria varietà italiana e del suo stile di vita evergreen nel mondo”.
Zonin conclude che “nonostante i dati a disposizione dobbiamo avviare una seria riflessione su come consolidare i risultati ottenuti e far crescere il valore dell’export. il comparto spumantistico fatica a strutturarsi organicamente per affrontare il salto inevitabile verso i mercati esteri. E bene evidenziare che l’export, infatti, si sposta verso gli spumanti di qualità che, in valore, fanno registrare un +164% per i Dop e un +57,5% per gli Igp; gli spumanti “comuni”, invece, che incidono per il 14% a volume e per il 2% a valore del totale export, perdono il 5,7% a volume mantenendo un debole +1,3%”.

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