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Il Sole 24 Ore

Nel vino l’unione fa il consorzio di consorzi ... Passare dalla valorizzazione delle specificità a i un reale gioco di squadra è forse la prova più evidente della maturità di un settore. E quanto sta facendo il comparto del vino della Toscana, un settore di primo piano nell’economia regionale. Domani verrà presentata l’associazione dei vini toscani (A.Vi.To.), un “consorzio di consorzi” al quale faranno riferimento (al momento) 21 diversi organismi di tutela dei vini Doc e Docg (su un totale regionale di 28), secondo quanto indicato dal consorzio del Chianti classico Docg, il quale calcola che la nuova struttura rappresenterà oltre 5.100 imprese, una produzione annua di circa 200 milioni di bottiglie per un giro d’affari stimato di 1,1 miliardi di euro e realizzato per almeno il 70% all’estero.
Insomma un vero e proprio colosso nato, come talvolta accade, un po’ per caso e sull’onda della reazione al Piano integrato territoriale (Pit) della Toscana. Un progetto che fin dalla sua presentazione fu contestato dai viticoltori della regione perché giudicato penalizzante per le produzioni vinicole. In quella occasione i principali consorzi di tutela riuscirono con un gioco di squadra a far valere le proprie ragioni al tavolo regionale. Il confronto poi portò a definire un maxi emendamento al provvedimento, che mise fine alle polemiche, consentendo l’approvazione del Piano lo scorso anno.
“E stato in quella sede - racconta il direttore del Consorzio del Chianti Classico, Giuseppe Liberatore - che abbiamo capito la forza che i nostri consorzi potevano avere lavorando insieme e non disperdendo le forze in azioni individuali e non coordinate. Con il nuovo consorzio dei consorzi vogliamo riproporre un’azione unitaria per affrontare le nuove sfide sul territorio, a cominciare dalla nuova legge regionale sugli ungulati (ovvero caprioli e cinghiali, che devastano i nostri vigneti) che, approvata nelle scorse settimane, dovrà ora essere tradotta in decreti applicativi. Ma soprattutto con la nuova associazione contiamo di promuovere un approccio congiunto e tutto made in Tuscany ai nuovi mercati”.
Della nuova associazione faranno parte strutture storiche come quelle del Brunello di Montalcino, del Chianti Classico e del Chianti Docg, ma anche Doc di più recente costituzione come quella del Montecucco, il Consorzio Bolgheri, quello dei vini di Maremma o del Bianco di Pitigliano.
Il presidente durerà in carica un anno come anche la sede dell’associazione, che seguirà il responsabile prescelto. Al debutto al vertice della nuova associazione siederà l’attuale presidente del Consorzio del Brunello di Montalcino, Fabrizio Bindocci (vicepresidente sarà Luca Sanjust, della Doc del Valdarno di Sopra). “La nuova associazione rappresenta
una grande sfida - dice il presidente
in pectore Bindocci - e siamo convinti possa recitare un ruolo chiave soprattutto nell’affrontare nuovi mercati. Pensiamo soprattutto alla Cina, dove a malapena conoscono la differenza tra vino “bianco” e “rosso” e dove presentarsi divisi a parlare di specificità di singoli territori equivale a sprecare risorse. L’altro punto che ritengo dovrà caratterizzare l’azione della nuova associazione sarà una forte spinta ai giovani e al ricambio generazionale in azienda Non so ancora attraverso quali strumenti, ma dobbiamo dare spazio alle nuove generazioni. I giovani, a differenza di chi li ha preceduti, sono “nativi internazionali”,ovvero, hanno la giusta spinta ai mercati esteri. Proprio ciò che serve per dare un futuro ai nostri prodotti”.
“Si tratta di un’iniziativa alla quale aderiamo con grande entusiasmo - aggiunge il presidente del Consorzio del Nobile di Montepulciano, Andrea Natalini -. Riconosciamo l’impegno dei consorzi toscani a riunire gli sforzi e a farsi voce unica nei confronti di un comparto in cui la frammentazione certamente non aiuta. Solo una linea di indirizzo congiunto potrà aiutare le eccellenze della nostra regione ad emergere sui mercati internazionali”.

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