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Il Sole 24 Ore

Al rush finale
il decreto incentivi per la promozione Rush finale per gli incentivi alla promozione del vino sui mercati extra-Ue. il decreto che riscrive le regole con importanti novità approderà la prossima settimana alla Conferenza Stato-Regioni. Una partita che vale io2milionil’annodisolifondiUe diretti a cofinanziare (al 50%) progetti di promozione presentati da aziende, associazioni di imprese e consorzi del vino, muovendo investimenti per circa 200 milioni l’anno.
Risorse che non sono sempre
state spese in maniera efficiente. Secondo un calcolo dell’Unione
italiana vini, nell’ultimo triennio sono rimasti inutilizzati 50milioni di fondi Ue, vanificando investimenti per una somma doppia.
Da qui le pressanti richieste della filiera al ministro delle Politiche agricole, Maurizio Martina, per
rivedere le regole.
E sullo sfondo c’è un ulteriore
elemento nuovo. Sono infatti in
dirittura d’arrivo gli atti delegati ed esecutivi della Commissione europea su declinazione e funzionamento del Piano nazionale
di sostegno. Si tratta del documento con le scelte sull’utilizzo
del budget di 330 milioni destinato ogni anno al vino italiano. Bruxelles chiede, in particolare,di rivedere le regole in materia di
promozione disciplinate finora
da un decreto del 2010. Con una
precisazione: se si registreranno
risorse opzionate ma poi non
spese, non è scontato (come invece è accaduto in passato) che
tali fondi possano essere usati in
altri capitoli, come gli aiuti alla ristrutturazione dei vigneti o gli
incentivi agli investimenti. Occorrerà giustificare la mancata
utilizzazione, altrimenti si potrebbe rischiare cli perdere i finanziamenti.
Da qui lo sforzo del Mipaaf che ha messo a punto il nuovo decreto. Tra i cambiamenti introdotti
vanno ricordate la definizione di
un elenco di priorità stabilite a livello nazionale per stilare una
graduatoria dei progetti e quella
di una “tabella dei costi standard”, per evitare che la partecipazione a una fiera all’estero o
l’invito di un buyer straniero in
Italia (“incoming”) abbiano costi differenti a seconda delle religioni. E ancora, la revisione al ribasso del costo minimo di un
progetto (da 100mila a 50mila euro) e la ridefinizione delle azioni. Tutte novità che saranno ora
all’esame ora delle Regioni, che,
invece tendono a prendere tempo. “Temo che gli assessori regionali - dice Domenico Mastrogiovanni della Cia - non abbiano
capito che lo scenario a Bruxelles è cambiato ed è necessario in
tempi brevi dare attuazione alle
nuove norme”. “Noi siamo favorevoli al provvedimento - afferma Domenico Bosco di
Coldiretti -. Speriamo solo che si
realizzi presto, perché le aziende
per investire hanno bisogno di
un quadro chiaro”.
“Auspico sul provvedimento
- ha detto il ministro Martina - un
consenso ampio da parte delle
amministrazioni regionali. Ma
se non fosse possibile, non escludo, come già avvenuto con il decreto sui diritti di impianto, di
adottare le misure anche senza il
via libera di tutti gli assessori”.

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